All'appello dell'Asgi rispondono in pochi. Il confronto tra associazioni e politica, previsto per lo scorso 21 febbraio, è stato annullato. Mai come in questa campagna elettorale il tema immigrazione è stato così assente.

«Ai candidati e alle candidate alle elezioni del prossimo 24 e 25 febbraio 2013. Riformare la normativa dell'immigrazione, asilo e cittadinanza deve essere posto come priorità da qualunque Governo venga eletto». Inizia in maniera semplice e netta l'appello inviato ufficialmente dall'Asgi (Associazione studi giuridici sull'immigrazione) ai rappresentanti di tutte le forze politiche pochi giorni prima di un voto che sembra essere cruciale. Il testo intero dell'appello tocca i punti centrali delle tematiche relative all'immigrazione partendo da un dato che solo gran parte delle forze politiche non sembrano aver appieno compreso. Il fatto che, per dirla con le parole dell'appello «L'immigrazione è ormai un fenomeno strutturale o ordinario che ha profondamente modificato il sistema sociale ed economico nazionale, ma che non è stato previsto e governato perché le varie forze politiche non hanno saputo né voluto attuare una effettiva politica di governo della realtà, continuando a trattarla come un fenomeno momentaneo da gestire con provvedimenti di tipo episodico o emergenziale o con periodiche "sanatorie" degli ingressi irregolari».

Si evidenziano poi 10 punti su cui focalizzare l'attenzione: una diversificazione e semplificazione degli ingressi - che comprende tanto l'obbligatorietà annuale dei decreti flussi, quanto la possibilità di entrata per ricerca occupazione -, l'introduzione di un meccanismo di regolarizzazione ordinaria per chi già vive e lavora in Italia, il rafforzamento del diritto al ricongiungimento familiare, la chiusura dei Cie, l'effettivo esercizio del diritto di asilo e il rispetto del principio di non discriminazione. E poi la garanzia di un pari accesso alle prestazioni sociali e al pubblico impiego, la tutela delle vittime di tratta e sfruttamento, l'equità di trattamento in caso di processo, la riforma della legge sulla cittadinanza e l'esercizio del diritto di voto. Per quanto più articolati nell'appello, i 10 quesiti chiedevano risposte semplici e immediate e cercavano di porre ai candidati e alle forze politiche di cui sono espressione, l'esigenza di un impegno attivo in materia in caso di elezione. Ma evidentemente il tema resta ancora poco considerato e importante, se non foriero di criticità, nel dibattito politico. Ad aderire all'appello sono stati soprattutto candidati e candidate di Sel e di Rivoluzione Civile, pochissime le adesioni del Pd, una quella di Fli, Movimento 5 Stelle e lista Monti, assenti totalmente Pdl e Lega.

Il rischio serio è che se i sondaggi verranno confermati, la voglia di produrre una discontinuità con le esperienze passate resterà relegata ad una minoranza dell'aula. Ma non si tratta solo di questo. Il tema, al di là di alcune dichiarazioni di facciata, è rimasto estraneo alle affermazioni pubbliche dei leader (se si eccettuano alcune prese di posizione iniziale di Pierluigi Bersani e ad una attenzione maggiore di Nichi Vendola e di Antonio Ingroia) ma il tutto in un dibattito appiattito su ben altri contenuti. Ne è riprova quanto accaduto rispetto al programmato dibattito pubblico per il 21 febbraio scorso, promosso dalle più importanti associazioni e reti associative impegnate nel settore. Ve ne avevamo parlato settimana scorsa, intitolando l'articolo: Domandare è lecito, rispondere necessario. Ma probabilmente a essere d'accordo su questa necessità eravamo una sparuta minoranza.

Il dibattito, che doveva essere mandato in onda in diretta da Repubblica.tv, e a cui avevano inizialmente dato disponibilità di partecipazione diversi candidati, non si è tenuto. Dopo un iniziale interesse si era tirata indietro una nota candidata del Pdl, ed erano rimasti disponibili al confronto Nichi Vendola, per la coalizione di centro sinistra, Paolo Ferrero per Rivoluzione Civile e Mario Marazziti della Lista Civica Monti. A 72 ore dal dibattito, Nichi Vendola dava forfait, senza ipotizzare la possibilità di mandare un sostituto, e rendendo di fatto il confronto assai meno appetibile dal punto di vista di Repubblica Tv. Il confronto è stato così annullato, con comprensibile imbarazzo degli organizzatori.

Il nuovo parlamento però non potrà evitare di fare i conti con le necessità che oggi riguardano non solo i 5 milioni di cittadini migranti regolarmente presenti, ma lo stato della democrazia e dei diritti dell'intera società italiana e la necessità di un confronto si riproporrà, soprattutto se le associazioni antirazziste e di migranti, le tante realtà territoriali e nazionali di "movimento", le forze sociali, non cadranno nella logica già sperimentata del "governo amico" da non disturbare, ma rilanceranno le loro istanze. Allora non ci si potrà sottrarre al confronto per ragioni futili e spesso personalistiche, oltre che frutto di esasperati e mortiferi politicismi.

Stefano Galieni

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