Divulgato il documento con le linee di indirizzo in un convegno organizzato dal ministero dell'Interno alla sede Cnel di Roma Divulgate, in un convegno organizzato lo scorso 21 dicembre dal dipartimento per le Libertà Civili e l'Immigrazione del ministero dell'Interno, con il patrocinio e la collaborazione del CNEL, presso la sala del Parlamentino del CNEL a Roma, le linee di "Indirizzo per il riconoscimento della figura del mediatore interculturale'. Il documento nasce da una concertazione fra diverse istituzioni, grazie all'attività di un gruppo di lavoro tecnico appositamente formato, la cui attività ha costituito oggetto di un progetto finanziato dalla Comunità Europea tramite il Fondo Europeo per l'Integrazione (FEI). Al documento illustrato nel convegno si è giunti attraverso l'analisi delle normative e della documentazione esistente in materia e incorpora i principi fondamentali derivanti dalle attività di ricerca e confronto della Conferenza delle Regioni, del CNEL, dell'ISFOL. Nella società italiana, sempre più caratterizzata da pluralismo etnico, culturale, religioso e linguistico, il riconoscimento della figura del mediatore interculturale ormai è storicamente e culturalmente necessario. La contiguità, il contatto, lo scambio, il dialogo e la potenziale conflittualità fra le differenze, infatti, rendono necessario il sostegno alla mediazione interculturale come strumento per favorire la coesione sociale, l'integrazione e la tutela delle pari opportunità nel godimento dei diritti e nella possibilità di accesso ai servizi di cittadinanza. In Italia, il dispositivo della mediazione interculturale è attivo da oltre 15 anni raggiungendo, oggi, livelli di esperienza e professionalità qualitativamente eccellenti. Nel nostro Paese, tuttavia, le certificazioni oggi esistenti acquisiscono validità solo in riferimento a contesti regionali e non sono quindi 'spendibili' in tutta il territorio nazionale. L'individuazione di alcuni standard di qualità formativa, professionale e deontologica per definirne la figura, e conseguentemente per accreditare gli enti preposti a formarla, attivarne il servizio e attestarne le competenze, si è resa quindi più che mai necessaria. Anche l'armonizzazione di questa figura nelle istituzioni e nel privato sociale, oltre che nei diversi livelli territoriali, e la possibilità di condivisione a livello comunitario delle buone prassi relative all'applicazione del dispositivo, sono stati tra i motivi determinanti nell'avvio del lavoro di regolamentazione.

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