Da tempo, l’uso dell’espressione “far rete” si è diffuso ad ogni livello, tanta è la validità che essa esprime.

A ben vedere, questa modalità di rapporto e di connessione tra istituzioni e soggetti del Terzo Settore, ma anche tra gli stessi soggetti del Terzo Settore, trova una sua ragione sia nelle positive esperienze che si sono consolidate nel corso degli anni, in particolare in progetti innovativi, ma anche in quelli che sono i contesti relazionali naturali, che costituiscono gli scenari del nostro quotidiano: le reti familiari, le reti amicali e quelle professionali che, sicuramente “costituiscono l’ambiente in cui si svolgono le nostre azioni quotidiane, che da quelle relazioni e da quei contesti traggono il loro senso”. 

Quando si parla di “fare rete” si considera una strategia di lavoro comune tra organizzazioni diverse, tra loro interconnesse per il raggiungimento di obiettivi comuni, che singolarmente ognuna di quelle organizzazioni non sarebbe in grado di raggiungere, attraverso regole formalmente definite, a diverso grado di strutturazione e di vincolo.

La consapevolezza dell’importanza del “lavoro di rete” si è ormai consolidata in molti settori sia dell’intervento sociale che della produzione economica; nei servizi sociali si sperimentano forme di integrazione degli interventi che prevedono la collaborazione di una molteplicità di figure professionali e di enti al fine di offrire prestazioni più efficaci rispetto alla complessità crescente dei bisogni sociali, familiari e personali. 

Il valore aggiunto della logica di rete sta nella possibilità di valorizzazione le specifiche competenze di ciascun attore coinvolto con la necessità di condivisione di strategie ed azioni per il perseguimento di obiettivi comuni. 

Le reti sono un adeguato modello organizzativo ove si tratti di affrontare situazioni caratterizzate da una o più fra le seguenti esigenze: 

  1. risposta a problemi complessi, attraverso l’integrazione fra ruoli specifici; 
  2. efficienza nell’uso delle risorse; 
  3. flessibilità di azione, sulla base delle esigenze emergenti, agendo in modo trasparente e condiviso. 
  4. adattabilità, intesa come la capacità di adattamento al cambiamento; 
  5. apprendimento per condivisione ed esperienza. 

Tutto quanto evidenziato, rende evidente un passaggio: al centro della costruzione delle reti vi è la definizione dei protocolli comuni, da vedersi non solo e tanto come regole fisse e prescrittive, ma come processo orientato e guidato di co-costruzione partecipata.

In particolare, si intende rendere sistematica, disciplinandone l'ambito di applicazione e le modalità operative, la collaborazione tra le pubbliche amministrazioni e tra le pubbliche amministrazioni e gli ETS che operano nell'ambito oggetto di intervento, prevedendone la regolamentazione anche con specifico riferimento agli istituti della coprogrammazione e della co- progettazione con l'obiettivo attivare RETI istituzionali stabili e di sostenere le attività degli ETS, promuovendo lo sviluppo e il consolidamento o della rappresentanza di settore e valorizzando il ruolo di questi soggetti come agenti attivi di sviluppo e coesione sociale delle comunità locali.

Di tutto questo e molto altro se ne parlerà durante il corso online "Costruire Reti con Istituzioni e ETS", dal taglio pratico operativo, in partenza l'11 gennaio. La formazione intende fornire un quadro sintetico sulla disciplina e le procedure da seguire per la costruzione di reti sia tra istituzioni ed enti del Terzo Settore sia tra i soggetti del Terzo Settore, evidenziando le potenzialità dell’instaurazione di rapporti collaborativi e le opportunità per la Pubblica Amministrazione e gli Enti di Terzo Settore.

 

Qui maggiori dettagli sul corso e sulla modalità di iscrizione.

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