Da Istat e CSR Manager Network un set di indicatori di sostenibilità attraverso i quali valutare aspetti rilevanti connessi al contributo delle imprese al benessere del Paese.

Internet - Nell’ultimo decennio le aziende si sono dimostrate sempre più attente alle tematiche della responsabilità sociale d’impresa e della sostenibilità e hanno cominciato a rendere note le lor performance secondo la logica ESG (environmental, social and governance), elaborando i cosiddetti ‘bilanci di sostenibilità’ in cui vengono rendicontate le performance non-finanziare conseguite secondo strutture e con l’utilizzo di indicatori scelti dalle aziende medesime.

Una ‘discrezionalità’ che rende tuttavia difficile valutare le effettive performance ESG delle aziende in maniera omogenea e confrontabile.

Per porre fine a questa disomogeneità, Istat e Csr Manager Network (Associazione dei Responsabili delle politiche di sostenibilità delle maggiori aziende italiane) hanno presentato questa mattina a Roma un set di 10 indicatori di sostenibilità attraverso i quali valutare aspetti rilevanti connessi al contributo delle imprese al benessere del Paese.

Questi indicatori se adottati dalle imprese, potrebbero consentire per la prima volta di misurare e comparare le performance ambientali, sociali e di governance delle aziende italiane.

Il progetto di ricerca congiunto avviato da CSR Manager Network e Istat è finalizzato ad armonizzare, ove possibile, i dati contenuti nei Bilanci di Sostenibilità delle imprese con quelli elaborati dall’Istat con riguardo ai fenomeni ambientali e sociali; a promuovere presso le imprese metodi per la rendicontazione non finanziaria basati sull’uso di dati che siano effettivamente confrontabili con quelli di altre imprese e con quelli delle statistiche nazionali; a definire i metodi per monitorare l’andamento delle performance ESG con riferimento alle principali imprese italiane, in considerazione del ruolo da esse svolto nell’anticipare e orientare i comportamenti del sistema imprenditoriale italiano nel suo complesso.

Si tratta di una novità assoluta per l’Italia e a livello internazionale che potrebbe migliorare la trasparenza e consentire di analizzare informazioni aziendali di fondamentale importanza - finora indicate in modo non omogeneo e confrontabile - facendo emergere le aziende più virtuose.

Tra gli indicatori, il valore economico diretto complessivamente generato e distribuito dalle singole aziende; variabili della sostenibilità ambientale quali l’uso delle fonti di energia, la quantità di emissioni di gas serra e gli investimenti di carattere ambientale; dimensioni essenziali della qualità del lavoro, quali l’inquadramento contrattuale e il grado di stabilizzazione dei collaboratori, le differenze retributive tra uomo e donna, la prevenzione del disagio lavorativo. Per ciascuna variabile, anche attraverso indicatori sintetici a corredo, sarà possibile realizzare confronti e benchmark di settore, nonché attivare monitoraggi degli scostamenti nel tempo.

L’adozione di questi indicatori permette di riportare in modo più oggettivo gli impatti ambientali e sociali nei Bilanci di Sostenibilità con un duplice ordine di vantaggi: da un lato, gli stakeholder possono giudicare l’impegno delle aziende e premiare quelle più sostenibili, monitorando i cambiamenti delle performance nel corso del tempo, effettuando analisi comparative rispetto ad altre organizzazioni ecc. Dall’altro, le imprese sono in grado di controllare maggiormente le variabili da gestire e sviluppare piani di miglioramento più efficaci, grazie a una capacità di misurazione più puntuale e a un confronto più trasparente con i propri concorrenti (non si può gestire quello che non si può misurare).

Il presidente Istat, Enrico Giovannini, nel ricordare il percorso già avviato dall’Istituto di Statistica per misurare il benessere equo e sostenibile (BES) del Paese, ha sottolineato che “Solo unendo l’impegno delle imprese e quello delle istituzioni si può creare più che in passato una spinta forte nella direzione del BES, ma a tal fine occorre lavorare ancora per definire meglio come costruire i dati per la CSR”.

I risultati del progetto saranno presentati a livello internazionale come best practice in tema di interazione tra mondo delle imprese e sistema statistico nazionale sui temi della sostenibilità.

“Questo progetto – ha commentato Fulvio Rossi presidente del CSR Manager Network - segna una svolta perché crea un ponte tra le performance di sostenibilità praticate dalle imprese a livello micro e i macrofenomeni misurati dalla statistica con una base di comparabilità fino ad oggi impossibile”.

Hanno contribuito alla realizzazione del progetto alcune grandi imprese italiane che hanno partecipato alla definizione del set di indicatori: Autogrill, Bureau Veritas, Enel, Generali, Hera, Holcim, Obiettivo Lavoro, Pirelli, San Pellegrino, Terna, Unipol, Vodafone e Gucci. (a.t.)

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