I Comuni, strangolati dalla pressione fiscale e dalle regole del patto di stabilità, esternalizzano i loro servizi riservati alle persone ad associazioni e cooperative.

Organizzata dall’Auser e presentata nei giorni scorsi a Roma, la sesta rilevazione nazionale sul rapporto fra Enti Locali e Terzo Settore ha portato alla luce un quadro molto preoccupante: poche idee per le realtà coinvolte nel settore e pochissime risorse a loro disposizione per garantire l’accesso ai servizi.

Nel momento in cui Stato e Regioni dimezzano le risorse destinate alla gestione dei Piani di zona, si fa sempre più necessaria nei Comuni la tendenza degli affidamenti e delle esternalizzazioni alle associazioni di servizi alla persona. L’aumento della pressione fiscale ha complicato ulteriormente il rapporto tra Enti locali e terzo settore, il tutto condizionato dall’azione delle nuove regole del patto di stabilità interno. I forti vincoli all’azione comunale hanno determinato una significativa riduzione della spesa corrente e del livello di copertura dei servizi alle categorie bisognose.

Per di più, per rientrare nelle regole dal patto di stabilità, le amministrazioni comunali hanno imboccato la strada della riduzione degli organici pubblici, con un’inevitabile esternalizzazione dei servizi socio-assistenziali, conseguenza che vede, necessariamente, un maggior coinvolgimento delle associazioni di volontariato. In questa nuova riorganizzazione del settore, vengono premiati inevitabilmente: consorzi e convenzioni (21,5%) e gli appalti (11,8%). A tutto questo, ne consegue una riduzione e un aggravamento della qualità e nelle assunzioni per l’impegno pubblico verso i servizi all’individuo.

Alcuni dati raccolti da Auser descrivono il rilevante apporto che associazioni e imprese sociali danno alla gestione dei servizi sociali. Ciò nonostante, le amministrazioni pubbliche locali persistono in una condizione di inadempienza nella creazione di regole efficienti e trasparenti che consentano al terzo settore di fornire servizi di qualità alla cittadinanza e sia di svolgere un ruolo importante nella programmazione sociale. Inoltre, la coperture di queste voci di spesa ci risultano assai dispersive, e le assegnazioni vengono sempre più spesso affidate senza alcun bando pubblico.

Attraverso lo studio di questi dati, apprendiamo come la gestione della spesa sociale comunale viene affidata soprattutto alle cooperative sociali.

Nel nord Italia, infatti, le cooperative operanti raggiungono la quota record del 72,5%. Al sud, invece, le Associazioni di volontariato responsabili dei servizi essenziali sono pari al 32,4%, mentre al centro Italia al 32,4% e nelle isole 24%. Queste cooperative, sono responsabili dei servizi di assistenza domiciliare agli anziani, interventi assistenziali di base e servizi all’infanzia.

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