Sorprese figlie della crisi economica. L’Italia sta diventando nei fatti meno statalista. Il privato arranca ma aumenta il Terzo Settore.

Paola Proietti

Il pubblico si sposta nel non-profit; così dice l’ultimo censimento Istat Industria e Servizi. Nel periodo 2001-2011, il numero delle istituzioni no-profit nel nostro paese è cresciuto del 28%, una crescita di oltre il triplo rispetto a quella delle imprese for-profit; viceversa il numero delle istituzioni pubbliche è diminuito di quasi il 22%. La crescita si è concentrata in particolare nelle associazioni di filantropia e promozione del volontariato (+289%), di cooperazione e solidarietà internazionale (+149%) e di tutela ambientale (+92%).

Con l’aumento dell’ultima decade, il Terzo Settore rappresenta ormai il 6,4% delle unità presenti. Come prevedibile, di pari passo all’aumento delle unità è aumentato anche il numero degli addetti (39,4%) e quello dei volontari (+43,5%) che costituiscono la larga maggioranza (83,3%) di coloro che svolgono servizi per le istituzioni del Terzo Settore.

Grafico 1

L’effetto sostituzione fra pubblico e non profit è particolarmente pronunciato nei settore sanitario, di assistenza sociale e attività artistiche, sportive, di intrattenimento e di divertimento. Non a caso è proprio l’ambito culturale, sportivo e di ricreazione il più gettonato tra gli operatori del terzo settore (65%). Seguono, a distanza, le attività relative all’assistenza sociale e protezione civile (8,3%); solo il 5,2% delle associazioni si dedica all’istruzione e ricerca.

Grafico 2

La distribuzione territoriale delle istituzioni non-profit si presenta caratterizzata da una forte concentrazione nelle regioni settentrionali (52,2%) e in particolare in Lombardia e Veneto. Anche rapportando il numero di istituzioni per regione alla popolazione residente, si conferma la maggiore concentrazione di non profit al Nord. Guardando alle province, molto alta è la presenza di unità economico-giuridiche a Torino, Milano e Roma; molto bassa invece nella province di Isernia e Ogliastra.

Grafico 3

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