Il presidente Dilma Rousseff presenta la prima costituzione dei diritti di Internet, figlia dello scandalo Datagate. (http://mytech.panorama.it/internet/brasile-carta-diritti-internet)

di Antonino Caffo

È il Brasile il primo paese al mondo a costituire una “Carta dei diritti” per l’era digitale. L’obiettivo è di proteggere la privacy online e promuovere il web come uno strumento di pubblica utilità, bloccando eventuali azioni di favore (pagamenti extra per un accesso più veloce alle reti) da parte delle compagnie di telecomunicazioni, preservando la cosiddetta “neutralità della rete”. La legge firmata dal presidente Dilma Rousseff, e presentata durante una conferenza mondiale sul futuro di internet, pone il Brasile come nazione all’avanguardia nella tutela dei diritti online e della privacy dei navigatori.

Il “Marco Civil”, come è chiamata in brasiliano la nuova legge, pone dei forti limiti alla raccolta dei dati da parte di compagnie di telecomunicazioni e agenzie di sicurezza. Il teorema è che le comunicazioni su internet sono da considerarsi “segrete e inviolabili” ed è per questo che le aziende che offrono i diversi servizi utilizzati ogni giorno (email, chat, piattaforme di video e audio streaming, ecc.) devono utilizzare protocolli di sicurezza per l’accesso ai loro siti, così da preservare l’identità degli iscritti. Un esempio emblematico è l’email: la carta afferma che i messaggi inviati tramite posta elettronica debbano essere letti solo dal mittente e dai destinatari. Violare questa norma vorrebbe dire rischiare la sospensione del servizio. In un paese che conta circa 200 milioni di persone sarebbe un danno non da poco.

In ogni caso le aziende web che gestiscono i dati dei navigatori (praticamente tutte) sono obbligate a conservare le informazioni per sei mesi e a cederle alle autorità solo sotto un ordine del tribunale. La divulgazione della legge, che ha ottenuto l’approvazione definitiva del Senato martedì, coincide con la conferenza mondiale “NETmundial”, tenuta proprio in Brasile e incentrata sullo sviluppo di un web più “democratico”, sia per l’accesso alla rete che per la gestione dei dati che ogni giorno viaggiano su internet.

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