Sempre più in questi anni le politiche sociali sono state considerate la cenerentola dei bilanci dello Stato. (Scopri di più su: http://theway.uidu.org/storiedautore/fondi-per-le-politiche-sociali/#.VeViepezlYp)

Fabio Ceseri

In soldoni, se c’è da tagliare, si taglia in questo settore. Ne sa qualcosa chi a vario titolo è impegnato professionalmente nel settore sociale sia negli Enti Pubblici sia nel privato sociale.

Con il Decreto Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali del 4 maggio 2015 relativo alla ripartizione delle risorse finanziarie afferenti il Fondo nazionale per le politiche sociali, per l’anno 2015 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 18 luglio 2015 (Serie generale – n.165), è stato determinato anche l’ammontare del fondo a disposizione delle Regioni per le politiche sociali che ammonta a € 278.192.953,00.

Per avere un’idea di quanto sia stata la destinazione dei fondi per le politiche sociali per le Regioni nel corso degli anni, sono andato a rivedere i vari decreti dal 2005 riassumendo in una tabella i fondi per la Regione Toscana e quelli generali destinati a tutte le Regioni.

Il dato che emerge molto chiaro è la progressiva diminuzione degli stanziamenti dal 2005 ad oggi.
  • Guarda la tabella riassuntiva Fondo Nazionale Politiche Sociali
Tutto questo a fronte di un trend di aumento dell’utenza dei Centri di Ascolto della Caritas evidenziato nel "Rapporto 2014 False partenze".

I dati relativi al biennio 2012- 2013 ci segnalano situazioni non sempre uniformi: aumenta la richiesta di aiuto, la fila di persone davanti ai CdA si allunga, ma non tutte le persone in difficoltà sono prese in carico dai CdA. Tale fenomeno è dovuto alla crescente complessità dei casi sociali, che richiedono tempi lunghi di ascolto e colloqui ripetuti nel tempo. Per tale motivo, accanto ad alcune diocesi dove gli utenti Caritas aumentano, ve ne sono altre dove tale numero appare in diminuzione; – è confermata la crescente presenza degli italiani, che in alcuni casi raggiungono e superano la maggioranza assoluta delle presenze nei Centri di Ascolto; – ceto medio e gruppi sociali tradizionalmente estranei al disagio sociale sono sempre più coinvolti dalla vulnerabilità economica.

La quota di italiani è più forte nel Sud (59,7%). Si tratta in prevalenza di donne (54,4%), di coniugati (50,2), disoccupati (61,3%), con domicilio (81,6%). Hanno figli il 72,1%. Sono separati o divorziati il 15,4%. Il 6,4% è analfabeta o completamente privo di titolo di studio. Nel corso del 2013, il problema-bisogno più frequente degli utenti dei CdA Caritas è stato quello della povertà economica (59,2% del totale degli utenti), seguito dai problemi di lavoro (47,3%) e dai problemi abitativi (16,2%). Tra gli italiani l’incidenza della povertà economica è molto più pronunciata rispetto a quanto accade tra gli stranieri (65,4% contro il 55,3%). Più elevata la presenza di problemi occupazionali tra gli immigrati rispetto agli italiani (49,5 contro il 43,8%). Interessante notare come i problemi familiari siano più diffusi tra gli italiani (13,1% rispetto al 5,7% degli stranieri), mentre la situazione appare rovesciata per quanto riguarda i problemi abitativi, più diffusi nella componente straniera dell’utenza (17,2 contro il 14,6%).

Allarme in parte confermato anche dal CENSIS in un comunicato stampa del 24 giugno scorso dove evidenzia …in picchiata le risorse pubbliche per il sociale. Il Fondo per le politiche sociali prosciugato da 1,6 miliardi di euro nel 2007 a 297 milioni nel 2014. L’andamento del Fondo per le politiche sociali, istituito nel 1997 per trasferire risorse aggiuntive agli enti locali e garantire l’offerta di servizi per anziani, disabili, minori, famiglie in difficoltà, testimonia il progressivo ridimensionamento dell’impegno pubblico sul fronte delle politiche socio-sanitarie e socio-assistenziali.

E meno male che, sempre secondo il CENSIS, in questo scenario, esistono le reti di sostegno informali, con il ruolo centrale della famiglia. Il volontariato e il non profit rappresentano però una componente fondamentale del nostro modello di welfare, in grado di contribuire in modo significativo all’erogazione di servizi e prestazioni sul territorio, garantendo la tenuta sociale rispetto agli impatti della crisi.

Tutto questo per dire che la situazione stride con il coacervo di privilegi, vitalizi e altre situazioni emergono sopratutto riguardo alla classe dirigente del nostro paese che speriamo abbia un sussulto di dignità.

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