Interessi economici 1, libertà d’espressione 0. Un problema si aggira per l’Europa. (Scopri di più su: RiparteIlFuturo.it)
  • Priscilla Robledo
Il 15 marzo 2017 la Corte penale d’appello del Lussemburgo ha confermato il verdetto già emesso in primo grado contro i whistleblower Antoine Deltour e Raphael Halet: colpevoli.

I due avevano fatto appello contro il giudizio emesso nel giugno 2016, che aveva condannato entrambi ad una pena sospesa di rispettivamente 12 e 9 mesi. La nuova pronuncia commina una pena sospesa di 6 mesi per Deltour e multe per entrambi i soggetti, ma afferma la responsabilità penale dei due.

Deltour e Halet hanno subìto un giudizio penale per aver portato alla luce la vicenda dell’evasione fiscale su larga scala permessa dal governo del Lussemburgo ad alcune aziende multinazionali nota come LuxLeaks. I due sono stati messi sotto accusa dalla società per cui lavoravano, PriceWaterHouseCoopers, che fornisce consulenza al governo lussemburghese, per rivelazione di segreti industriali.

Questa sentenza non è certamente una sorpresa, ma di certo rappresenta una disfatta. A nostro avviso va contro l’articolo 10 della Convenzione Europea dei Diritti Umani sulla libertà di espressione, e costituisce un precedente pericoloso: di fatto, in base a questa sentenza gli interessi economici di società multinazionali vengono prima della tutela della libertà d’espressione, diritto umano inalienabile, e soprattutto del diritto ad essere informati su fatti di interesse pubblico (questi due punti, liberta di espressione e diritto pubblico ad essere informati, sono i pilastri fondamentali su cui si basa la richiesta di tutela dei whistleblower in Europa).

Inoltre, la sentenza descrive il comportamento di Deltour e Halet come ‘fraudolento’, cosa che, se non fosse terribile, sembrerebbe quasi ironica ai molti gruppi della società civile che si battono da molti mesi a favore dei due. A noi sembra che il comportamento fraudolento sia stato posto in essere proprio dal governo del Lussemburgo e dalle multinazionali alle quali questo faceva sconti con l’aiuto di PwC.

Antoine e Rapahel non hanno ancora fatto sapere se faranno ricorso in Cassazione. Se lo facessero, forse il procedimento potrebbe arrivare fino alla Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo, corte sulla quale potremmo riporre qualche speranza in favore dei whistleblower. Ma fino ad allora, dovremmo percorrere una lunga strada. E la percorreremo, in Italia ed in Europa, insieme alle "voci di giustizia" che rischiano in prima persona nell’interesse pubblico, ai quali va tutta la nostra solidarietà.
  • Qui il video che Riparte il futuro ha girato il giorno del processo lo scorso dicembre.

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