La Fondazione Provinciale della Comunità Comasca onlus e l’Università degli Studi dell’Insubria sono lieti di invitare l’intera comunità il giorno 4 maggio alle ore 21,00 presso l’Aula Magna dell’Università dell’Insubria nel chiostro di S. Abbondio (via S. Abbondio, 12) per la Lectio Magistralis del prof. Lorenzo Biagi sul tema Antropologia del dono. (Scopri di più su: Fondazione-Comasca.it)

Si tratta del primo incontro di un ciclo di quattro eventi aperti al pubblico nei quali sarà approfondito il tema del dono sotto vari punti di vista (economico, sociologico e psicologico). La lectio si inserisce nel primo Master per promotori del dono che, nato dalla collaborazione tra Università e Fondazione, verrà inaugurato martedì 2 maggio.
  • Per informazioni e iscrizioni si prega di scrivere a alessio@fondazione-comasca.it oppure contattare gli uffici della Fondazione al numero 031/261375

Antropologia e filosofia del donatore

Lorenzo Biagi insegna Antropologia filosofica, Etica e Pedagogia sociale presso l’Istituto Universitario Salesiano di Venezia-Mestre e Filosofia morale presso l’ISSR di Treviso-Vittorio Veneto. È segretario generale della Fondazione Lanza, che svolge attività di ricerca nell’ambito dell’etica applicata, ed è direttore della Rivista Etica per le Professioni; la sua ultima pubblicazione è Corruzione (Padova, 2014).

Anche senza che ce ne accorgiamo, il dono rappresenta una costante che inabita le nostre esistenze, proprio con la sua semplicità e ordinarietà. Ed anche se le logiche economiche dalla fine del XVII secolo hanno promosso il pensiero dominante dell’interesse e dell’utile, le pratiche del dono hanno continuato e continuano a dare senso al nostro stare assieme. “La gente crede che il dono e la generosità siano inutili fronzoli, sentimenti polverosi gettati in soffitta. Questa idea viene fatta valere con un bombardamento quotidiano dal modello economico dominante, secondo il quale non solo il mercato e gli scambi monetari ma anche l’apprendimento, il matrimonio, la fede religiosa, l’amore e l’odio, la giustizia e il delitto, sono regolati dalla logica egoistica. E invece il dono ha un ruolo oggi come lo aveva nel passato delle società umane” (A. Caillé).

Il dono costituisce il vero dinamismo generatore di ogni comunità e di ogni società. Grazie al donare, nelle sue forme più diverse (da quello del “faccia a faccia” a quello anonimo, fino alle odierne pratiche in rete come il free software, vedi M. Aime et al.), i legami e le relazioni tra le persone si saldano e si rigenerano. Diviene così importante esplorare le motivazioni del donare, la sua logica e il suo spirito interno, la sua centralità nella rigenerazione della convivenza, la sua eccedenza rispetto ad aspettative e precomprensioni, le vie sempre nuove attraverso le quali si esprime, anche oggi. Come ha affermato Marcel Mauss, il dono esprime il principio della nostra vita: “uscire da se stessi, dare, liberamente e per obbligo; non c’è il rischio di sbagliare”.

Il dono non è una questione di buoni sentimenti ma ciò che concerne il fondamento del vivere insieme degli uomini: l’obbligo di reciprocità nello scambio non è una risposta a specifici poteri legati agli oggetti, ma una concezione cosmica che presuppone una circolazione eterna delle specie e degli esseri (M. Mauss). I doni che nascono per rispondere ad altri doni, non essendo mai equivalenti tra di loro, non riescono a compensare e a “saldare” il debito del primo dono, ma rialimentano il rapporto e riattivano il circuito della reciprocità. Donare quindi è importante: per instaurare relazioni. Alain Caillé propone il “paradigma del dono”, ponendo in termini nuovi la questione della nascita del legame sociale: e se fosse il dono l’elemento attraverso il quale gli uomini creano la loro società? Il dono diventa in questo caso promotore di relazioni. Ciò che apre la strada al dono è la volontà degli uomini di creare rapporti sociali, perché l’uomo, come ha notato Marco Aime, non si accontenta di vivere nella società e di riprodurla come gli altri animali sociali, ma deve produrre la società per vivere.

L’Homo donator non è un uomo irreale ed utopistico, ma l’uomo integrale, cioè l’uomo nel suo senso più recondito e più autentico. Non immune per altro dalle contraddizioni che le stesse pratiche del donare comportano, e che nelle lezioni saranno richiamate (dal dono virtuoso al dono vizioso, dal dono perverso al dono agonistico). Nel donare in ogni caso l’uomo si rigenera rompendo la gabbia narcisistica, proprio perché compie un esodo da sé e scopre il rischio della relazione che lo fa vivere e tentare nuovi sensi per il suo esistere. Anche oggi è decisivo scovare tutte le pratiche e le forme che il dono riveste nella nostra vita quotidiana, poiché da esse trae motivazione un’etica ed una forma di vita aperta alla costruzione di una nuova convivialità.

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