Fare impresa sociale nell’epoca della sua riforma è la sfida che coinvolge oggi il mondo del Terzo Settore.
Semplificazione, riordino della normativa e agevolazioni fiscali sono soltanto alcuni dei traguardi raggiunti dal Legislatore, il quale – va riconosciuto – ha affrontato l’opera titanica di riordinare una disciplina giuridica complessa. La fisionomia “metamorfica” del Terzo Settore, che adotta forme afferenti sia all’ambito dell’impresa privata (ad es. le cooperative sociali) sia a quello dell’amministrazione pubblica (ad es. le IPAB), rende infatti ardua ogni opera di classificazione, quella normativa compresa.

La risposta che il Terzo Settore è chiamato a dare in cambio del riconoscimento ottenuto solleva tuttavia più di un interrogativo:
  1. saprà esso sfruttare al meglio i vantaggi connessi al suo – finalmente – esaustivo riconoscimento giuridico?
  2. lo farà lasciandosi inquadrare nelle forme e negli ambiti esplicitati dal dettato legislativo?
  3. resterà fedele alla sua vocazione civile e di rappresentanza delle istanze della società tutta nel suo “fisiologico” pluralismo?
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