Dopo la commemorazione dei migranti morti il 3 Ottobre 2013 a Lampedusa, così come delle migliaia di morti nel Mediterraneo, resta molto da fare. Le promesse dei politici, da Schultz alla Mogherini, e alla Boldrini, di cambiare le politiche di immigrazione e di relazione con i paesi del Mediterraneo, per scongiurare le morti e creare uno spazio di prosperità condivisa, si scontreranno con i conflitti e le contraddizioni che vivono nelle composizioni partitiche e nelle nostre società, tra il livello europeo e quello nazionale, ad oggi determinante, dei diversi paesi membri. (http://www.arciculturaesviluppo.it/blog/2014/10/14/cosa-resta-dopo-lampedusa/)

A Lampedusa un incontro delle organizzazioni di cooperazione internazionale della piattaforma Concord ha messo in rilievo le incoerenze delle politiche europee e nazionali che con una mano offrono aiuti, commercio, e armi, e con l’altra chiudono le frontiere al movimento delle persone. Le radici di fondo delle migrazioni, conflitti e disuguaglianze, e sempre di più i disastri ambientali, richiedono una nuova cooperazione che favorisca una mobilità umana legata al miglioramento del benessere delle persone e delle loro famiglie. Ciò significa cambiare le direttive europee come quella sui rimpatri, le politiche di immigrazione miopi come la Bossi-Fini, inserire nuove misure per una mobilità positiva, integrata in dinamiche di sviluppo locale sostenibile, ridurre i costi delle fughe di cervelli e competenze dai paesi di origine, rimettendole in circolo, soprattutto nel campo della sanità, favorire l’affidamento familiare dei minori stranieri non accompagnati e il ricongiungimento familiare, valorizzare i migranti e le loro associazioni per lo sviluppo tanto dei nostri paesi quanto di quelli di origine. Passare quindi da una visione introversa e securitaria, di nazioni senza futuro, a un approccio che guarda al domani con fiducia e apertura, fondato sulla dignità umana, il diritto alla vita e alla partecipazione attiva nella società e nel mondo del lavoro e della politica.

Tutto ciò senza dimenticare Lampedusa. Le migrazioni fanno ancor più risaltare la condizione di marginalità e periferia di questi territori posti al confine. Lontani dalle decisioni politiche, lontani dal sentirsi cittadini uguali a coloro che vivono nei centri europei e mediterranei. Le forze vive e l’amministrazione di questo paese chiedono una nuova politica di sviluppo locale sostenibile, dai trasporti ai servizi pubblici essenziali, superando contraddizioni interne, tra un turismo diffuso ma di scarsa qualità con illegalità e abusivismo. Affrontare alle radici le questioni migratorie significa quindi modificare le dinamiche, esterne ed interne dei territori, che creano le periferie umane; cercare una nuova politica di coesione sociale nel Mediterraneo.

La cartina di tornasole di una nuova politica si valuterà subito, rispetto alle procedure promesse per il riconoscimento dei morti, il ricongiungimento delle salme alle loro famiglie, e la creazione di “corridoi umanitari” che potranno salvare molte vite umane e debellare il traffico di esseri umani. Se questo bisogno umano fondamentale non verrà ancora rispettato, allora si rimarcherà viepiù l’ipocrisia del nostro essere Europa, preteso faro di civiltà.
Andrea Stocchiero. Coordinatore gruppo migrazioni di Concord, policy officer Focsiv e ricercatore CeSPI

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