In base al nuovo rapporto diffuso ieri da OMS, UNICEF e UNAIDS, alla fine del 2008 sono oltre 4 milioni le persone, nei Paesi a basso e medio reddito, che hanno avuto accesso alla terapia antiretrovirale (ART) per la cura della sindrome da HIV, con un aumento del 36% rispetto all'anno precedente e addirittura decuplo rispetto a cinque anni prima.

Il rapporto "Towards Universal Access: Scaling Up Priority HIV/AIDS Interventions in the Health Sector" mette in evidenza i risultati raggiunti, tra cui l'incremento dei test e dell'assistenza per l'HIV e un maggiore accesso ai servizi di prevenzione della trasmissione madre-figlio del virus.

«Questo rapporto mostra gli enormi progressi compiuti nella lotta mondiale contro l'HIV e l'AIDS» ha detto il Direttore generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) Margaret Chan. «Ma dobbiamo fare di più. Almeno 5 milioni di persone che convivono con l'HIV non hanno ancora accesso ai trattamenti e alle cure. I servizi di prevenzione non riescono a raggiungere tutti coloro che ne hanno bisogno. I governi e i partner internazionali devono accelerare i loro sforzi per raggiungere l'accesso universale alle cure».

Farmaci e terapie
L'accesso alla terapia antiretrovirale continua a espandersi a un ritmo rapido. Nei Paesi a basso e medio reddito, nel 2008, il 42% dei circa 9,5 milioni di persone che necessitavano di cure avevano accesso alla terapia, rispetto al 33% del 2007. Maggiori progressi sono stati raggiunti in Africa Subsahariana, la regione in cui si verificano due terzi dei contagi da HIV nel mondo.
Negli ultimi anni, i prezzi dei farmaci antiretrovirali sono diminuiti in modo significativo, contribuendo a una più ampia diffusione delle cure. Tra il 2006 e il 2008, il costo della maggior parte delle terapie di prima linea è sceso in una misura compresa tra il 10 e il 40%.

Tuttavia, i regimi terapeutici di seconda linea continuano a essere costosi. Nonostante i recenti risultati, l'accesso alle cure non è sufficiente rispetto alla domanda e la crisi economica globale ha sollevato preoccupazioni sulla loro sostenibilità.
A molti pazienti, inoltre, la malattia viene diagnosticata in una fase tardiva, con conseguente ritardo nell'avvio della terapia antiretrovirale e causando elevati tassi di mortalità nel primo anno di trattamento.

Donne e bambini
Nel 2008, l'accesso ai servizi di contrasto all'HIV per le donne e i bambini è parimenti migliorato. Circa il 45% delle donne sieropositive in gravidanza ha ricevuto la terapia antiretrovirale per prevenire la trasmissione dell'HIV da madre a figlio, rispetto al 35% del 2007.
Circa il 21% delle donne in gravidanza nei Paesi a basso e medio reddito ha effettuato il test per l'HIV, rispetto al 15% del 2007.

Attualmente un numero maggiore di bambini sta beneficiando di programmi di terapia antiretrovirale pediatrica: il numero di bambini, sotto i 15 anni di età, che ha ricevuto la terapia è cresciuto da circa 197.000 nel 2007 a 276.000 nel 2008, il 38% di coloro che ne avevano bisogno. A livello globale, l'AIDS rimane la principale causa di mortalità tra le donne in età fertile.
«Sebbene nella risposta globale all'HIV/AIDS, le donne e i bambini abbiano ricevuto un'attenzione sempre crescente, la malattia continua ad avere un impatto devastante sulla loro salute, sulle loro condizioni di vita e sulla loro sopravvivenza», ha affermato Ann Veneman, Direttore generale dell'UNICEF.

Test e terapie
Dati recenti indicano la disponibilità crescente di test e di servizi di assistenza per l'HIV. In 66 Stati presi a riferimento, il numero di strutture sanitarie che forniscono tali servizi è aumentato di circa il 35% tra il 2007 e il 2008. Anche il numero di persone che usufruiscono dei test e delle terapie è aumentato. In 39 paesi, il dato sui test effettuati per l'HIV è più che raddoppiato tra il 2007 e il 2008.
Nel 2008 il 93% per cento dei paesi, per i quali sono disponibili i dati a livello territoriale, hanno fornito test gratuiti per l'HIV attraverso le strutture sanitarie pubbliche. Tuttavia, la maggior parte di coloro che convivono con l'HIV continua ad ignorare il contagio.
Da una parte, a causa della scarsa percezione del rischio personale di diventare sieropositivi e per il timore dello stigma e della discriminazione, e dall'altra parte perché non utilizzano il test.

Gruppi a maggior rischio
Nel 2008 si sono resi disponibili maggiori dati sull'accesso ai servizi per l'HIV per i gruppi a maggior rischio di contagio, comprese le prostitute, gli omosessuali e i tossicodipendenti.
Mentre gli interventi contro l'HIV sono in espansione in alcune aree, i gruppi ad alto rischio di infezione da HIV continuano a trovarsi di fronte a barriere tecniche, legali e socio-culturali nell'accesso ai servizi di assistenza sanitaria.
«Tutti i segnali indicano che il numero di persone bisognose di cure aumenterà drasticamente nel corso dei prossimi anni» ha affermato Michel Sidibé, Direttore generale dell'UNAIDS.

«Garantire un accesso equo sarà una delle nostre principali preoccupazioni e l'UNAIDS continuerà a dare voce a chi non ne ha, per garantire che i gruppi emarginati e le persone più vulnerabili all'infezione dell'HIV abbiano accesso ai servizi indispensabili per il loro benessere e per quello delle loro famiglie e delle loro comunità».

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