Sono le undici e mezza di sera e sono seduta al tavolo con una torcia elettrica a carica manuale stretta tra i denti, alla ricerca della chip di memoria nella mia macchinetta fotografica. Avrei dovuto leggere con più attenzione l'avviso sulla porta della mia stanza d'albergo: "i generatori saranno spenti alle 23", e non a mezzanotte, come credevo. Intendiamoci, non mi posso lamentare. ... Mi trovo a Bamiyan, nell'Afghanistan centrale, in mezzo alle montagne.

Non ci sono centrali elettriche qui e il 40 per cento delle circa 400.000 persone della provincia di Bamyan vive senza elettricità. Stessa storia per l'acqua. In albergo c'è acqua corrente, ma nella  provincia meno dell'1 per cento delle famiglie ha accesso a servizi igienici decenti, e appena il 14 per cento della popolazione ha acqua potabile. Sì, sono fortunata.

Povertà estrema
Sono qui per vedere come vanno i progetti del WFP a Bamyan e Daykundi, due regioni estremamente povere nel cuore dell'Afghanistan, alcune aree delle quali ultimamente sono anche state colpite dalla siccità. Bamyan si trova a circa 240 chilometri a nord-ovest di Kabul, dove vivo. Non ne sapevo granchè, prima di cominiciare ad organizzare questo viaggio. Giusto tre cose: Bamyan ha una grande storia, grandi montagne e una grande povertà.

La prima cosa che vedo sono le montagne, mentre arrivo con un volo del Servizio Aereo Umanitario delle Nazioni Unite (UNHAS). Cerco nervosamente con gli occhi una pista d'atterraggio, tra le cime frastagliate delle montagne. Il paesaggio è mozzafiato, ma quando vedi quanta neve c'è già in questo periodo, a novembre, ti chiedi come sarà l'inverno. E come è possibile vivere, lavorare, uscire o coltivare cibo in zona con un territorio così duro?

È chiaro, vivere qui non è facile. Però poi c'è la storia di Bamyan. Questa regione si trovava in un punto strategico sulla famosa vita della seta, la lunga via commerciale tra Oriente e Occidente, dove passava tutto il commercio tra la Cina e il Medio Oriente. Immaginate le carovane, e tutti gli  scambi culturali che passavano di qui!

Bamiyan è anche la città delle immagini sacre di Buddha, le statue distrutte dai Talebani nel 2001. I buchi aperti sui fianchi delle montagne sembrano orbite vuote rivolte verso la cittadina.

Ma quello che colpisce ancora di più sono le numerose piccole grotte e nicchie attorno a quei santuari, dove la gente vive. Non so come riescano ad abitare in quelle grotte, letteralmente scolpite nella montagna. La povertà qui è estrema, infatti leggo che, in media, una persona spende in valuta afgana circa 25 dollari al mese, ma non credo che la gente che vive qui abbia così tanti soldi da spendere.

Sfida logistica

Si è fatto troppo tardi per vedere i progetti del WFP, perciò mi accodo ad alcuni colleghi, nel pomeriggio, che stanno visionando diverse aree per installarci un nuovo deposito per il cibo. Finora il WFP ha fornito oltre 15.000 tonnellate di cibo nelle zone centrali dell'Afghanistan, tutte provenienti dal deposito centrale di Kabul.  Le sfide logistiche sono immense, e la squadra deve trovare la maniera di  migliorare la catena di distribuzione del cibo. Un deposito a Bamyan potrebbe essere utile. Vediamo un po'di siti, incontriamo il sindaco (che è d'accordo nel donare il terreno, ottimo!), diamo un'occhiata a come si sono sistemate altre agenzie ONU. Si è fatta sera, l'ultimo appezzamento di terreno che vediamo è illuminato dai raggi dorati del tramonto. Per oggi, abbiamo finito.

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