Data di pubblicazione dell'appello: 19.07.2011
Status dell'appello: aperto

Nel decimo anniversario del G8 2001, che ebbe luogo a Genova dal 19 al 21 luglio, Amnesty International constata con disappunto che le centinaia di vittime delle gravi violazioni dei diritti umani compiute in quei giorni da funzionari e agenti delle forze di polizia non hanno ottenuto piena giustizia, anche a causa della mancanza del reato di tortura nel codice penale e di misure di identificazione degli agenti durante le operazioni di ordine pubblico, come l'uso di codici alfanumerici sulle uniformi.

Diversi casi emersi nei 10 anni trascorsi da quegli eventi hanno continuato a chiamare in causa le responsabilità delle forze di polizia, confermando l'urgenza di misure legislative e istituzionali per la prevenzione delle violazioni. La condanna in appello per omicidio colposo degli agenti ritenuti responsabili della morte di Federico Aldrovandi durante un fermo nel 2005; la sentenza per omicidio volontario dell'agente di polizia stradale che nel 2007 esplose il colpo di pistola che uccise Gabriele Sandri; i procedimenti in corso per la morte di Aldo Bianzino, Giuseppe Uva e Stefano Cucchi mentre si trovavano in stato di custodia; le accuse di lesioni, aggressione, sequestro di persona e calunnia agli agenti della polizia municipale che tennero in stato di fermo Emmanuel Bonsu; sono fatti che dovrebbero interrogare profondamente le istituzioni italiane e che confermano l'urgenza di misure legislative e istituzionali per la prevenzione degli abusi.

Le forze di polizia sono attori chiave nella protezione dei diritti umani in ogni paese: hanno, tra le proprie responsabilità, quelle di ricevere denunce su abusi dei diritti umani, svolgere le indagini e garantire il corretto svolgimento delle manifestazioni, proteggendo chi vi partecipa da minacce e violenze. Perché questo ruolo sia riconosciuto nella sua importanza e svolto nella piena fiducia di tutti, sono essenziali il rispetto dei diritti umani, la prevenzione degli abusi, il riconoscimento delle responsabilità e una complessiva trasparenza.
 
Amnesty International chiede agli stati di assicurare che le forze di polizia operino nel rispetto degli standard internazionali sull'uso della forza e delle armi, di prevenire violazioni dei diritti umani e di assicurare indagini rapide e approfondite e procedimenti equi per l'accertamento delle responsabilità, quando emergano denunce di violazioni.

In Italia mancano tuttora importanti strumenti per la prevenzione e la punizione degli abusi, quali organismi di monitoraggio sul rispetto dei diritti umani e sui luoghi di detenzione, misure di identificazione degli agenti impegnati in operazioni di ordine pubblico e la previsione del reato di tortura nel codice penale.
 
[Firma subito l'appello]

Egregio Presidente del Consiglio,
Egregio Presidente del Senato,
Egregio Presidente della Camera,

sono un simpatizzante di Amnesty International, l'Organizzazione internazionale che dal 1961 agisce in difesa dei diritti umani, ovunque nel mondo vengano violati.

Le chiedo di esprimere pubblicamente, a nome dell'istituzione che rappresenta, una condanna esplicita e delle scuse verso le vittime, per le violazioni dei diritti umani perpetrate dalle forze di polizia a Genova nel luglio 2001.
 
La sollecito ad adoperarsi affinché siano garantite indagini rapide e accurate e processi equi in tutti i casi in cui emergano denunce di violazioni dei diritti umani da parte delle forze di polizia.

La invito ad assicurare che venga creata un'Istituzione nazionale indipendente per il monitoraggio del rispetto dei diritti umani, in linea con i Principi di Parigi.
 
La sollecito a fare quanto nelle sue responsabilità perché sia introdotto il reato di tortura nel codice penale, in linea con la definizione della Convenzione Onu contro la tortura (Cat), sia ratificato il Protocollo Opzionale alla Cat e venga istituito un meccanismo nazionale di prevenzione della tortura e dei maltrattamenti.
 
Le chiedo di adoperarsi affinché sia avviata un'approfondita revisione delle prassi in uso presso le forze di polizia, garantendo che gli agenti siano adeguatamente equipaggiati e formati a impiegare metodi non violenti e non letali prima di ricorrere, quando strettamente necessario, a un uso legittimo e proporzionato della forza e delle armi.
 
La invito a far sì che siano previste misure di identificazione per gli agenti impegnati in operazioni di ordine pubblico assicurando che l'identità personale degli agenti di polizia sia tracciabile, ad esempio attraverso l'uso di codici alfanumerici sulle uniformi.
 
La ringrazio per l'attenzione.
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