L'Ufficio Pio del San Paolo: da gennaio a giugno quasi 6 mila richieste  d'aiuto in più del 2011.

Andrea Rossi

Mille richieste in più al mese. Un'onda che sembra non arrestarsi. Anzi, cresce di giorno in giorno. Nei primi mesi di questo 2012 travolto dalla crisi, 5551 nuove persone hanno bussato alle porte dell'Ufficio Pio della Compagnia di San Paolo per chiedere un aiuto. «E molti non avevano mai avuto bisogno di contributi o assistenza», spiega il presidente dell'ente, Stefano Gallarato. Sono i cosiddetti «nuovi poveri», quell'area grigia che oggi soffre il venir meno delle due fondamentali reti di protezione sociale: lo Stato (sempre più in difficoltà per i vincoli di finanza pubblica) e la famiglia.

«Viviamo una costante e continua crescita del disagio», spiega Gallarato. «Se continua così, di questo passo, quest'anno avremo 11-12 mila nuovi assistiti». E, allora, il problema delle risorse da impiegare per far fronte a questa marea diventerà serio. Nel 2011 l'Ufficio Pio ha erogato oltre 10,5 milioni di euro a favore di persone e famiglie in difficoltà e con i suoi progetti ne ha sostenute circa 11 mila, più del 20 per cento della popolazione in condizione di povertà assoluta nell'area metropolitana. Se ogni nuovo caso avesse i requisiti per avere diritto a un sostegno, gli assistiti dall'ente raddoppierebbero nel giro di un anno. Non andrà così, ma poco ci manca: delle nuove domande arrivate in piazza Bernini quelle ammissibili sarebbero circa la metà. Quasi 3 mila a oggi. Il doppio se il trend proseguirà con queste dimensioni anche nel resto del 2012. La Compagnia ha già deliberato gli stanziamenti per il 2012, ma se l'emergenza dovesse assumere contorni preoccupanti è disposta ad aprire ulteriormente i cordoni della borsa.

«Abbiamo a disposizione un fondo di stabilizzazione piuttosto consistente», spiega il presidente Sergio Chiamparino. «Se si presenteranno situazioni urgenti lo utilizzeremo. In generale, però, è evidente che con questo scenario nel delineare il bilancio 2013, e anche il piano triennale fino al 2015, il welfare sarà la priorità assoluta». Cambieranno gli strumenti per intercettare il disagio. E cambierà anche l'area di riferimento: l'Ufficio Pio, anche grazie al contributo della Compagnia, cresciuto dai 5,7 milioni del 2007 agli 11,6 del 2011, punta ad ampliare il raggio d'azione, agendo per cerchi concentrici. E a impostare un nuovo modello di Welfare, che Gallarato definisce «2.0», perché quello tradizionale «ha fatto il suo tempo, non garantisce più risposte adeguate alle necessità». Cosa serve, quindi? «Collaborazione fra tutti gli enti e le istituzioni e compartecipazione. Non possiamo più pensare che quello che ci serve arrivi dallo Stato.

E le prestazioni che fino a ieri erano erogate dall'ente pubblico oggi chiederanno una forma di restituzione. Chi è in difficoltà, quando l'avrà superata, dovrà in qualche modo restituire quel che avuto». Magari non denaro, ma tempo, energie, risorse. Lo dice anche il sindaco Piero Fassino: «La crisi sta allargando la domanda, ma le risorse per far fronte sono sempre meno. Ecco perché lavorare in sinergia diventa sempre più importante, così come sarà essenziale una qualche forma di restituzione del sostegno avuto, attraverso la disponibilità di tempo, aiuto, magari sotto forma di volontariato». Il punto critico resta la famiglia. E, con essa, i minori in particolare. Uno su quattro rischia di nascere o crescere in un contesto di povertà. «Il nostro obiettivo è evitare che i più giovani ereditino la povertà dei genitori», spiegano Gallarato e il direttore Ivan Tamietti, «oppure che la mancanza di risorse comprometta irreparabilmente le chance dei ragazzi di investire su se stessi e sulle proprie capacità».

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