di Mazzetta

In Ruanda la dittatura alimenta un fuoco che continua a bruciare il centro del continente. Kagame è al tempo stesso uno dei peggiori criminali di guerra ancora al potere nel mondo, e il leader esemplare che l' Occidente ha mostrato agli africani come esempio da imitare per oltre un decennio.

C'è un vulcano nel cuore dell'Africa e il dittatore ruandese è quello che può farlo saltare. Non ci sono molti dubbi sul fatto che Paul Kagame si sia macchiato di crimini di guerra e contro l'umanità, anche se universalmente è conosciuto come l'uomo che ha messo fine al genocidio dei Tutsi e a lungo è stato considerato una pedina fondamentale per l'auspicata stabilizzazione dell'area.

IL SALVATORE DELLA PATRIA - Kagame arrivà nel paese dall'Uganda, dov'era in esilio insieme a molti altri tutsi e dove insieme ad altri contribuì all'affermazione del dittatore ugandese Museveni a capo di un gruppo militare disciplinato e addestrato, che prese il controllo del paese decapitato dalla morte del presidente Juvénal Habyarimana e sconvolto dal genocidio ponendovi termine. L'eccidio, che prese di mira soprattutto i tutsi e hutu "moderati" che non condividevano il massacro, fu il frutto combinato di numerosi fallimenti, su tutti quello della comunità internazionale e del referente coloniale francese, che avrebbe potuto fermare il massacro, che anche alcuni cittadini francesi contribuirono ad alimentare come "risposta" all'abbattimento dell'aereo sul quale viaggiava Habyarimana, un hutu.

LE PURGHE - Kagame prese il potere, decapitò l'elite hutu eliminando qualche decina di migliaia di persone, e saranno centinaia di migliaia quelli che i suoi uomini uccideranno successivamente in Congo, attaccando e compiendo eccidi anche nei campi profughi. In un famoso "incidente del 1995 l'esercito di Kagame attaccò il campo ruandese di Kibeio con armi, granate e mortai, una squadra di medici australiani contò 4.000 morti prima di essere allontanata, ma secondo stime attendibili altri 20.000 "sparirono" dal campo.

I RECORD POSITIVI - Lodato da Clinton per aver costruito un paese forte, capace di alti tassi di crescita economica e con tutti gli indicatori tendenti al miglioramento, Kagame a lungo è stato portato ad esempio di leader africano di successo anche da personaggi come Bono o Tony Blair, che però hanno sempre ignorato il lato oscuro dei successi del Ruanda. Che bisogna ammettere essere reali, dal generale miglioramento della qualità della vita, ai tassi di scolarizzazione, all'assistenza sanitaria e persino, eccezionale per un paese africano, per la bassisima corruzione, tanto che il Ruanda nelle classifiche dedicate è considerato meno corrotto dell'Italia.

STALINISMO AFRICANO - Il segreto del successo di Kagame è tutto nel lato oscuro, a cominciare dai risultati ottenuti nel disciplinare i propri amministrati, ottenuti grazie all'adozione di un modello di governo sovrapponibile a quello delle più spietate dittature comuniste, anche se di comunista in Ruanda non c'è molto, se non il controllo totale del regime su ogni aspetto della vita dei cittadini. Il partito di Kagame, il Fronte Patriottico del Ruanda, ha sedi in ogni quartiere e in ogni villaggio e i commissari politici disciplinano attentamente ogni aspetti della vita quotidiana dei ruandesi, con uno zelo gemello di quello dei più ottusi burocrati sovietici.

IL PARTITO MAMMA - Il partito obbliga a vestire abiti puliti e decorosi quando non si lavora, spiega cosa si può e non si può fare in ogni occasione e diffonde e impone una miriade di regole ai cittadini, che possono anche eleggere un amministratore o un sindaco hutu, ma che devono sottostare alle regole del partito. Che non è unico, ma che è l'unico che vince perché gli avversari finiscono male, se non decapitati com'è capitato a un candidato alle ultime, molestati o detenuti per lunghi periodi con accuse pretestuose e spesso ridicole.

NIENTE RAZZISMO, MEGLIO LA MAFIA  - Kagame ha anche tagliato corto con la razza, proibendo l'identificazione dei gruppi etnici sui documenti e di fatto eliminando dalla sua politica ogni riferimento ai rapporti tra hutu e tutsi nel paese. Però ha costruito il suo potere come il potere dei tutsi, e in particolare di quelli che sono arrivati con lui dall'Uganda, che hanno in pugno l'esercito e il partito, a dispetto degli altri tutsi e ovviamente degli hutu, che sono un notevole 84% dei ruandesi e che sono esclusi completamente dai piani alti del potere.

LA POTENZA MILITARE - Ovviamente il fedele esercito di Kagame è molto ordinato, preparato e ben equipaggiato, molto meglio del Congo, vicino gigante e ricchissimo, tanto che il bilancio della difesa è imbarazzante per un paese che ufficialmente vive d'aiuti umanitari. Troppo elevato a dir la verità, al punto che non tornano i conti, che possono quadrare solo considerando il dato semi-ufficiale che vede metà dell'economia ruandese alimentata dagli aiuti e il resto dal saccheggio delle risorse del'Est del Congo e nelle province del Kivu in particolare.

A COSA SERVE LA GUERRA - Proprio dall'instabilità in Congo, il Ruanda e il vicino Uganda continuano a trarre le loro fortune attraverso il contrabbando delle risorse attraverso confini che Kabila non riesce a controllare. Il padre di Kabila fu portato al potere proprio dai tutsi di Kagame, che poi lo uccisero quando lui li ringraziò e invitò a lasciare il paese e che non hanno mai smesso di rappresentare una minaccia e fonte di violenze nel Kivu. Dove, a causa di questa situazione e al fatto che il potere sia nelle mani di spietati briganti sostenuti da oltre frontiera, la vita è un inferno dantesco che ogni anno uccide 200.000 bambini al lavoro nelle miniere, solo per citare il dettaglio forse più impressionante di una tragedia ancora oggi immane, ben oltre la recente ribellione (o ammutinamento) dei militari del M23. Ogni anno se ne vanno tanti bambini quanti furono i morti stimati in qualche anno di stragi nel Darfur, 4 volte i morti per la guerra in Siria, più di tutti i morti per guerra sul continente africano in una anno. Se non prende fuoco di nuovo il Congo, che negli ultimi vent'anni è costato quasi un decina di milioni di morti in guerra nell'indifferenza generale.

CAMBIA QUALCOSA - Ora alcuni paesi europei sembrano prendere le distanze da Kagame, c'è chi ha ridotto gli aiuti, ci sono gli Stati Uniti che hanno alzato la voce e c'è l'ONU che accusa apertamente Kagame di soffiare sul fuoco in Congo, questa volta gli Stati Uniti non sono riusciti a bloccare un rapporto pericoloso per il presidente ruandese come hanno fatto in passato, allora forse in nome del "superiore interesse" nel fermare il genocidio, ma anche e sicuramente in nome dei propri piani per la regione.

CAMBIA POCO - Kagame è quindi al tempo stesso uno dei peggiori criminali di guerra ancora al potere nel mondo, forse il peggiore perché nemmeno il sudanese al Bashir ha fatto di peggio, e il leader esemplare che lo stesso Occidente ha mostrato agli africani come esempio da imitare per oltre un decennio. Che ora finisca all'indice è sicuramente segno dei tempi e del fatto che abbia tirato troppo la corda, ma tuttavia è presto per capire se abbia davvero perso completamente il sostegno delle cancellerie più importanti o se lo stiano solo tirando per la giacca, anche perché alternative pronte a Kagame sembrano essercene poche e il regime che ha costruito sembra di quelli disposti a vendere cara la pelle prima di essere privato del potere. Ennesimo Frankestein creato dalle stesse menti che pensarono utile alimentare i talebani per riportare l'ordine in Afghanistan.

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