Un grande sforzo degli attori locali coinvolti, però con poche idee in 
comune, pochissime risorse e forti differenziazioni territoriali per quanto 
riguarda la garanzia dell'accesso ai servizi. Questa è la rappresentazione del 
welfare locale che emerge dalla sesta rilevazione nazionale sul rapporto fra 
Enti Locali e Terzo Settore promossa dall'Auser e presentata a Roma il 13 marzo 2013.
Mentre Stato e Regioni riducono progressivamente le 
risorse destinate alla gestione associata dei servizi sociali (Piani di zona), 
prosegue nei Comuni la tendenza all'incremento degli affidamenti e delle 
esternalizzazioni, con forte coinvolgimento delle associazioni nell'erogazione 
dei servizi alla persona.
La Rilevazione descrive un rapporto tra Enti locali e Terzo Settore 
fortemente condizionato dall'azione delle nuove regole del Patto di stabilità 
interno. Negli ultimi anni le amministrazioni locali risultano essere in 
maggiore difficoltà nell'esercizio delle loro funzioni più qualificate e, in 
particolare, nell'attivazione di politiche di sviluppo e nella qualificazione 
dei servizi collettivi.
L'Auser sottolinea il crollo delle assunzioni nel settore pubblico con un 
conseguente aumento degli affidamenti, dei carichi di lavoro per gli addetti e 
un forte coinvolgimento delle associazioni nell'erogazione di servizi 
socio-assistenziali. Secondo i dati del Ministero dell'Interno la percentuale di 
interventi sociali gestiti direttamente dai comuni è pari al 42%.
Il Rapporto evidenzia inoltre come sia notevolmente cresciuto negli ultimi 
due anni il ricorso alla selezione di dipendenti da parte degli enti locali con 
contratti a termine o flessibili e, addirittura, con contratto di lavoro 
accessorio e prestazioni occasionali.
"Le preoccupazioni - si legge 
nel Rapporto - riguardano la progressiva riduzione dell'impegno pubblico nei 
confronti dei servizi alla persona: a giudicare dai dati ottenuti, il rapporto 
tra numero di operatori e numero di utenti è destinato ad aumentare, specie per 
quanto riguarda i servizi per l'infanzia e l'assistenza domicilialre per gli 
anziani".
Appare dunque sempre più rilevante  l'apporto che il Terzo Settore fornisce 
alla gestione dei servizi sociali. "Tuttavia - si legge ancora nel Rapporto - le 
amministrazioni pubbliche locali sono ancora inadempienti nella creazione di 
regole davvero efficienti e trasparenti per consentire al Terzo Settore sia di 
erogare servizi di qualità alla cittadinanza, sia di svolgere un ruolo 
importante nella programmazione sociale e in termini di sussidiarietà 
orizzontale". 
Nel periodo compreso tra settembre 2012 e febbraio 2013 sono 
state esaminate 89 procedure di gara e 103 procedure per affidamenti esterni e 
il risultato della rilevazione ha registrato la prevalenza di selezioni 
pubbliche ristrette e di affidamenti diretti, in base ai quali i Comuni hanno 
trasferito ad imprese sociali e associazioni di volontariato la gestione di 
servizi alla persona e di altri servizi sociali per una spesa complessiva 
prevista di 6,165 milioni di euro.
Un dato di particolare rilevanza è quello 
inerente i 103 affidamenti diretti, 55 dei quali sono rivolti ad associazioni di 
volontariato per la gestione di servizi sociali integrativi. Dunque, "sembra 
avere conferma - sostiene l'Auser - l'ipotesi formulata nel V Rapporto 
sugli enti locali ed il terzo settore, secondo cui il ricorso alle 
organizzazioni di volontariato da parte delle amministrazioni pubbliche locali 
sia diventata una pratica sempre più frequente. Questo, con buona probabilità, 
allo scopo di contenere la spesa sociale a fronte della progressiva riduzione 
delle risorse pubbliche".
"Il panorama è allarmante, - ho dichiarato il presidente nazionale 
Auser Michele Mangano in occasione della presentazione del 
Rapporto - visto il continuo arretramento del sistema dei servizi pubblici 
nel nostro Paese. Fra azzeramenti, riduzioni e tagli, saranno i cittadini più 
fragili a pagarne le conseguenze più pesanti . E sulle spalle del Terzo Settore 
comincia a pesare un carico troppo grande, di vera e propria sostituzione 
nell'erogazione dei servizi sociali e non più di integrazione".