Là dove l’aiuto è scarso avvengono continuamente separazioni forzate di 
famiglie.
Nel villaggio di Vijaynagar, nel distretto di Rudraprayag,  lungo il fiume 
Mandakini si ritrovano i sopravvissuti dell’alluvione in 
Uttarakhand. Molti di loro hanno seguito il percorso alto, sono passati 
attraverso le montagne e i villaggi isolati, in zone sicure, dove ogni giorno 
hanno potuto prendersi cura di loro stessi e soddisfar i loro bisogni primari e 
dove hanno avuto accesso a quell’aiuto che non è ancora arrivato nelle zone più 
colpite e difficili da raggiungere.
Dhirendral Lal, 42 anni, è un padre che ha camminato per circa 20 km dal 
villaggio chiamato Chandrapuri con suo figlio e le sue due figlie per scappare 
dall’alluvione. Sua moglie è rimasta nel villaggio conl a figlia neonata.
Quando i monsoni hanno colpito Lal non era a casa, perché vive e lavora a 
Sonprayag in un hotel. Nel momento in cui è diventato evidente che si trattava 
di un vero e proprio disastro, Lal ha avuto paura per la sua 
famiglia ed è quindi  tornato il prima possibile al villaggio dove la moglie e i 
figli continuava a vivere nonostante le piogge violente e incessanti.
Un ponte è stato spazzato via dalla furia dell’acqua rendendo il suo viaggio 
ancora più difficoltoso. Fortunatamente sua moglie era riuscita a trovare 
un rifugio sicuro per i loro quattro figli, oltre che per la 
loro mucca.
Dhirendral Lal ora è sulla via per il villaggio di Gunou, che è a 10 km per 
lasciare i suoi figli al sicuro, con i nonni.
Come la sua famiglia e i suoi bambini sono stati colpiti dalla tragedia?
“I bambini gridano la notte”, risponde Lal. Ho chiesto a Ankita, la più 
grande delle figlie, come ha reagito all’alluvione. “Ho corso,  ho continuato a 
correre”, risponde, “sembrava che l’acqua mi seguisse per sempre”
Ho chiesto a Ankush, il figlio, di cosa avesse più bisogno al momento, “una 
casa” ha risposto, “un posto dove posso stare al sicuro dall’alluvione con i 
miei genitori.”
Le figlie di Lal frequentano la settima e la quinta classe mentre il figlio è 
in seconda.
Cosa ne sarà della scuola? Quando recupereranno le lezioni perse?. “Non lo 
so”, risponde il padre. “Abbiamo perso ogni cosa, la mia priorità è trovare un 
modo per ricostruire le nostre vite” . Lal teme che ci vorranno molti mesi prima 
che i suoi tre figli possano tornare a scuola.”
Infine, chiedo a Lal dell’aiuto che hanno ricevuto. “Niente”, risponde. 
“Nessuno è venuto in nostro soccorso. Abbiamo molto poco da mangiare, per questo 
sto portando i miei figli a casa dei nostri parenti che vivono in zone non 
colpite dall’alluvione.” Quando tornerò a casa la voglio ricostruire. Spero ci 
sarà ancora lavoro per me perché al momento non ci sono più pellegrini che 
vengono ad alloggiare in hotel.”
Lo informiamo del campo creato per distribuire cibo e altri beni essenziali 
nelle vicinanze del villaggio Silli, dice che si fermerà sicuramente durante il 
suo viaggio di ritorno, anche se non sa come potrà portare le pesanti provviste 
attraverso le montagne fino al suo villaggio, dove c’era la sua 
casa.
Ci vorranno mesi per riparare la strada per il suo villaggio 
ma fortunatamente alcuni beni vengono trasportati nei villaggi vicini 
attraverso dei poni. La paura maggiore e ciò che si chiede è se tutti questi 
aiuti, scaricati velocemente nei villaggi più accessibili, continueranno ad 
arrivare anche nelle prossime settimane, quando l’attenzione dei medi andrà 
scemando?