Chi di noi non ha mai scommesso o giocato d'azzardo? Sembra una domanda 
retorica, con la risposta quasi ovvia: “Io? Mai! Sono una persona seria e con la 
testa sul collo!”
Nella realtà la risposta è ben diversa: oltre il 50% di noi ha comprato 
almeno una volta un biglietto della lotteria, ha giocato la schedina del 
Totocalcio, ha puntato un'ambata al lotto o magari ha soltanto scommesso una 
cena con un amico!
La storia del gioco d'azzardo è molto antica. Ricordiamo i soldati romani 
giocarsi ai dadi la tunica di Gesù, per non parlare della “smorfia”, la cultura 
napoletana del gioco del lotto, i grandi nobili di tutta Europa frequentare i 
“Casino” e perderci ogni loro sostanza. Per non parlare degli inglesi, che sono 
da sempre abituati a scommettere su tutto e su tutti.
Ma voglio soffermarmi sul gioco d'azzardo “povero”: cominciamo dal gioco del 
lotto. Una volta questo gioco era mensile, poi settimanale, infine a giorni 
alterni o quasi. Così è avvenuto anche per la schedina del Totocalcio e per 
il Superenalotto, legato al gioco del lotto.
Perché si è aumentato a dismisura il numero delle estrazioni o comunque delle 
possibilità di scommessa? Per vari motivi, ma quelli essenziali al nostro 
discorso sono: la sete di guadagno di chi accetta le scommesse e guadagna sui 
“polli” che scommettono; la sete di guadagno dei “polli” che sperano di 
guadagnare, un giorno o l'altro, e rifarsi di tutte le perdite precedenti. 
Questo è il meccanismo di base su cui si basano tutte le scommesse e che 
diventa l'origine della cosiddetta “compulsività” del gioco d'azzardo. Per 
essere chiari: la compulsività è la molla psicologica ed economica 
che ci spinge a rigiocare quanto abbiamo vinto per guadagnare sempre di più o a 
puntare per rifarci, pur sapendo che siamo ormai chiusi nella trappola da cui 
non usciremo, probabilmente, mai più.
C'è un ulteriore elemento che ha tutto l'interesse all'aumento delle 
scommesse, o almeno a quelle dallo stesso organizzate ed è lo Stato, che, 
tassandole, ha trovato una fonte sicura, continua, indiscutibile ed 
inappellabile di introiti: lo Stato incassa dal gioco senza nessuna possibilità di 
contestazione! Se un imprenditore può contestare un accertamento induttivo, una 
cartella esattoriale, chi andrebbe mai a contestare di aver perso al gioco?
E qui si apre ancora un nuovo capitolo: chi ha interesse, oltre lo Stato, a 
gestire le scommesse (e quindi le sale “Bingo”, le lotterie, i “gratta e 
vinci”, le “slot machine”, le scommesse sportive, e così via)? Sicuramente chi 
ha del denaro da investire a rischio zero, ottenendo la massima redditività con 
il minimo sforzo nel trasformare denaro “sporco” con moneta pulita: questo 
“chi” sono le mafie, tutte, indistintamente, italiane e straniere!
Fin qui una brevissima analisi, sintetica ma esauriente, dell'origine e dello 
sviluppo del gioco d'azzardo e delle sue forme attuali.
Veniamo agli aspetti sociali di quanto detto. Sono da poco pensionato dedito 
a varie attività, e guardo con interesse i comportamenti di tanti miei coetanei 
o poco più... Frequento i centri commerciali della zona in cui vivo, ma mi piace 
andare per “mercati”, in Italia, ma ancor più all'estero, per vedere “la 
gente”.
Ecco. Avete mai fatto caso ai pensionati che passano le giornate fredde 
d'inverno nei centri commerciali riscaldati? E nel caldo dell'estate 
frequentare gli stessi centri rinfrescati dall'aria condizionata?
Ma questo ora poco ci importa. Quello che ci interessa sono i “comportamenti” 
di queste persone che devono “fa passare il tempo”: sono sempre di più i 
pensionati, donne e uomini separati (quindi i “nuovi poveri”!) che vivono 
così e passano la giornata tra una birra o un bicchiere di vino e tra una “slot 
machine” o un “win-for-life”... potremmo dire tra una speranza e una delusione, 
gettando al vento la pensione o la liquidazione dell'ultimo lavoro fatto o la 
casa dei figli o dei nipoti...
Ecco la conseguenza più grave di questi comportamenti: la “costrizione a 
continuare a giocare” (scommettere, puntare, giocare sono sinonimi) per 
recuperare quanto speso, porta a spendere sempre di più ed a far saltare il 
cervello se e quando questo si “risveglia” e si rende conto che è veramente 
tutto perduto, anche l'onore!
Qui entrano in ballo i fatidici effetti della ludopatia: la 
depressione, la malattia, il desiderio di “farla finita”, la tendenza al suicidio e quindi la necessità di un intervento 
socio-sanitario che lo Stato, se e quando è presente, pagherà a caro prezzo! 
Cure antidepressive, visite psichiatriche, analisi, ricoveri ed assistenza di 
ogni tipo diventano necessari per “recuperare” la vittima del gioco su cui lo 
stesso Stato ha guadagnato fino a ieri attraverso la tassazione e gli introiti 
del gioco.
Qui arriviamo al punto: lo Stato cerca di guadagnare attraverso uno strumento 
che lo porta a spendere più di quanto guadagna! Peggio. Lo Stato guadagna 
appoggiando le organizzazioni criminali che riciclano il denaro di altre 
dipendenze (droga, alcool, fumo), per poi pagare con interventi sanitari per le vittime della “ludopatia” 
(dipendenza dal gioco), e con il lavoro di polizia e di giustizia per la lotta 
delle organizzazioni criminali che aprono e gestiscono le scommesse e i giochi 
d'azzardo!
Prima di concludere ancora due brevi osservazioni su cui riflettere molto 
attentamente. Primo. Sono aperte, soprattutto nei luoghi di villeggiatura, sale 
da gioco con giochi per tutte le età, dai 6 anni in su! Alla domanda ad un 
gestore: “Come padre come vede questi giochi per i bambini?” la risposta è 
stata: “Sono giochi come tutti gli altri!”. Mi rifiuto di commentare. Secondo. 
Ci sono farmacie che hanno installato “slot machine” nei loro locali... spero 
sia per identificare e conoscere i potenziali “ludopati” e curarli!
Concludo. Quando verranno vietati i giochi d'azzardo, eliminate le “slot 
machine”, come è stato fatto per il fumo ed in parte per un minor consumo di 
alcool, forse si farà un passo avanti verso una civiltà più consapevole e 
mentalmente sana.
Paolo Merlo