KABUL - Il rapporto di metà anno dell’UNAMA è ancora un triste 
bollettino di guerra. Dove a farne le spese sono ancora i civili. Più 23 per 
cento nei primi sei mesi del 2013, soprattutto a causa dei numerosi attacchi da 
parte dei Talebani e l’aumento dei combattimenti tra gli insorti e le Forze 
Governative Afghane. 
Come già era successo negli anni precedenti, i Talebani sono 
responsabili della maggior parte delle vittime civili – 74 per cento. Oltre metà 
di queste vittime sono state uccise o ferite dagli artigianali IED (ordigno esplosivo improvvisato) collocati sulle strade e 
dagli attacchi suicidi complessi. Ma ad aumentare considerevolmente sono 
soprattutto gli attacchi contro funzionari governativi (+ 76%), inclusi giudici 
e mullah, che recitano una preghiera davanti a membri delle Forze Afghane uccisi 
in combattimento. I bambini uccisi dalle bombe improvvisate sono 760 (231 morti, 
529 feriti), il 30 per cento in più rispetto al 2012. Le forze filo 
governative sono responsabili del 9 per cento di quelle che vengono definite 
“casualty”. Mentre un 12 per cento risulta essere il risultato del fuoco 
incrociato sul terreno. Il 61 per cento delle vittime sono donne.
“Serve un ulteriore sforzo e impegno, da parte delle parti in conflitto, per 
proteggere i civili che sono sempre più a rischio a causa del fuoco incrociato”, 
ha detto il rappresentante di UNAMA per l’Afghanistan Jan Kubis. Come è 
preoccupante, ha spiegato, “l'aumento dell'uso indiscriminato di IED e la presa 
di mira deliberata di civili da parte di elementi anti-governativi”.
Il rimanente 4-5 per cento non è stato possibile attribuirlo, sostengono gli 
autori del report, perché si tratta di vittime causate da ordigni inesplosi che 
le varie guerre afghane si sono lasciate alle spalle.
L’aumento, che inverte la tendenza dello stesso periodo 2012, quando i casi 
erano diminuiti, pone la domanda: potranno le truppe afghane proteggere i civili 
dopo il ritiro della NATO il prossimo anno?
Secondo UNAMA, c’è stata una riduzione da parte dell’insorgenza di IED 
azionabili attraverso piastre di pressione, mentre sono aumentati quelli con 
controllo remoto. Il ritiro delle attrezzature di disturbo radiofonico e delle 
truppe ISAF da molte aree del paese ha reso più semplice per l’insorgenza 
l’utilizzo di bombe telecomandate. 
Il rapporto sottolinea che 1319 civili sono morti e 2533 sono rimasti feriti 
come risultato della guerra tra il primo gennaio e il 30 giugno 2013. Con un 
aumento del 16 per cento rispetto allo scorso anno. L'ANSF (Afghan National 
Security Forces), come era prevedibile visto che sono più coinvolti che in 
passato nei combattimenti, hanno causato il 170 per cento in più delle vittime 
(34 morti e 90 feriti) rispetto allo scorso anno 
Le missioni di combattimento della NATO finiranno nell’estate del 2014 e 
l’Esercito afghano sta lentamente prendendo il posto dei soldati stranieri nella 
battaglia contro i talebani. “Nonostante le forze afghane dirigano tutte le 
operazioni militari nazionali, ancora non esiste una struttura permanente con il 
compito di investigare e denunciare le vittime civili e che sia in grado di 
avviare eventuali misure correttive”, ha sottolineato UNAMA, aggiungendo che c’è 
ancora “riluttanza” tra la leadership dell’ANSF a indagare seriamente. A causa 
di questo, precisano ancora, “è altamente probabile che le vittime civili 
causate dall’ANSF siano sottostimate”.
Secondo Georgette Gagnon, direttrice UNAMA dell'unità per i diritti 
umani in Afghanistan, “l’aumento del 38 per cento di morti e ferimenti di donne 
e bambini nella prima metà del 2013 riflette la triste realtà che è oggi il 
conflitto in Afghanistan”.
Le Nazioni Unite hanno anche registrato un calo del 30 per cento delle 
vittime causate dai bombardamenti della NATO. Ma le accuse ai militari 
internazionali e soprattutto alla CIA per la mancanza di trasparenza 
sulle missioni aeree e soprattutto sull’uso dei droni in quelli che dovrebbero 
essere “omicidi mirati”, rimangono. UNAMA sostiene che diverse operazioni aeree 
non sono andate a buon fine e ne segnala in particolare una che coinvolge CIA ed NDS (servizi segreti interni afghani) a Shaigal, nel distretto 
di Kunar. Un secondo caso che coinvolge ancora un’operazione congiunta CIA-NDS è 
il tentativo di arresto di un leader talebano. Quando la squadra è entrata nella 
casa ha segregato donne e bambini in una stanza. Negli scontri che sono seguiti 
un’agente CIA è rimasto ucciso e quattro afghani dei servizi feriti. Chiamato il 
supporto aereo, il team è riuscito ad abbandonare l’area. Ma secondo il rapporto 
di UNAMA, ulteriori munizioni sono state utilizzate, nonostante il team fosse 
stato evacuato e fosse nota la presenza di donne e bambini. Il numero di 
munizioni utilizzate “appare eccessivo e sproporzionato”, scrivono. Questa è una 
pesante accusa alle forze Internazionali, siano CIA o militari, di violazione 
della legge sui conflitti armati. UNAMA ha sottolineato che le domande di 
spiegazioni rivolte all’ISAF sono state “spazzolate via”.
Al momento né il governo afghano né i talebani, che solitamente negano di 
prendere di mira i civili, hanno risposto alle accuse. L’ISAF ha fatto sapere 
che il report è il benvenuto ed ha accusato gli insorti del 90 per cento delle 
vittime.
Il report delle Nazioni Unite arriva nel giorno in cui il presidente Hamid 
Karzai incontra il rappresentante statunitense per l’Afghanistan e il 
Pakistan, James Dobbins. I due hanno discusso degli sforzi da fare per i 
negoziati di pace con i talebani e un possibile accordo sulla sicurezza tra 
Kabul e Washington, che potrebbe permettere ad alcune truppe americane di 
rimanere sul territorio afghano anche dopo il 2014. 
Andrea Bernardi
Twitter: @andrwbern