Roma,
 25 ottobre 2013 – 130.000 persone sono dovute fuggire dal distretto di 
Al Safira, nella provincia di Aleppo, che dall’8 ottobre si trova sotto 
pesanti attacchi. Attualmente, l’assistenza umanitaria non è sufficiente
 a soddisfare la massiccia e crescente domanda di aiuto degli sfollati.
    
    
      
Combattimenti, bombardamenti e attacchi aerei hanno causato la morte di 76 persone nella città di Al Safira. Nell’intero
 distretto, 450 persone ferite sono state ricoverate, nel giro di cinque
 giorni, strutture sanitarie supportate da MSF. L'ospedale di MSF nella 
regione ha a sua volta curato 34 pazienti feriti.
    
    
      
“Questi attacchi estremamente violenti hanno costretto le persone, già fuggite in precedenza, a un nuovo esodo”,
 dichiara Marie-Noëlle Rodrigue , direttore delle operazioni di MSF . 
Più di 130.000 persone, quasi tutti civili provenienti dalla città di Al
 Safira o dai campi circostanti, dove MSF ha fornito assistenza, sono 
fuggiti a nord. “Arrivano in aree che sono già piene di sfollati e dove poche organizzazioni umanitarie si trovano ad affrontare bisogni enormi”.
    
    
      
Nella città di Manbij, i volontari della 
Mezzaluna Rossa hanno già registrato quasi 200.000 sfollati prima di 
questo nuovo afflusso di persone. La capacità di accoglienza ha 
raggiunto il suo limite. Le famiglie sono stipate in edifici pubblici e 
aziende agricole della zona. All’interno di edifici in costruzione senza
 porte o finestre hanno trovato rifugio fino a 10 famiglie in un solo 
appartamento. Altre famiglie sono state sistemate in un campo 
frettolosamente costruito in un ex parcheggio, con una sola latrina. Tutti
 coloro che sono fuggiti senza nulla ora si trovano ora in uno stato di 
indigenza e devono affrontare un secondo inverno di guerra.
    
    
      
Oltre ad essere le vittime dirette dei 
bombardamenti, i civili hanno un accesso molto limitato alle cure 
mediche dato che le strutture sanitarie a est della città di Aleppo sono
 prese di mira. Il 21 ottobre, un barile di tritolo è stato sganciato da
 un elicottero su un ospedale da campo nella città di Blat, rendendolo 
inutilizzabile. Il 10 settembre, anche l’ospedale da campo di Bab El è 
stato bombardato. L'attacco ha causato 11 morti e 5 feriti.
    
     
    
    “Le 
Nazioni Unite, così come i Paesi che hanno una qualche influenza nel 
conflitto, devono mostrare la stessa determinazione avuta in materia di 
armi chimiche per risolvere l’urgente questione dell’assistenza 
umanitaria”, afferma Mego Terzian, presidente di MSF. “E’ fondamentale rimuovere gli ostacoli politici e amministrativi alla fornitura di aiuti nelle zone non controllate dal governo”.
    
    
      
MSF si sta adoperando per fornire 
assistenza di emergenza alle persone ferite e sfollate. Ma urge la 
mobilitazione di altri attori umanitari. L’assistenza finora fornita alle popolazioni che stanno vivendo in condizioni estremamente difficili, è troppo poca.
    
    
      
Le équipe di MSF, composte da 
personale internazionale e siriano, operano in sei ospedali e due centri
 sanitari nel nord della Siria. Tra giugno 2012 e settembre 2013, le 
equipe di MSF in Siria hanno effettuato 90.175 visite mediche, 4.491 
interventi chirurgici e hanno assistito 1.426 nascite.
    
    Medici
 Senza Frontiere, nata nel 1971, è la più grande organizzazione 
medico-umanitaria indipendente al mondo. Nel 1999 è stata insignita del 
Premio Nobel per la Pace. Opera in oltre 60 paesi portando assistenza 
alle vittime di guerre, catastrofi ed epidemie. www.medicisenzafrontiere.it; Facebook.com/msf.italiano; Twitter: @MSF_Italia  APP  per Smartphone "MSF - Senza mai restare a guardare" http://app.msf.it ; #MSFemergenze