Il tifone nelle Filippine ha coinvolto in tutto quasi sei milioni di minori. Secondo l’Organismo Onu per l’Infanzia la crisi umanitaria resta massima. E i rischi per i più piccoli sono ancora altissimi. (http://www.famigliacristiana.it/articolo/lunicef-16-milioni-di-bambini-in-emergenza.aspx)

Stefano Pasta


Filippine, ora occorre ricostruire

Tra i 14 milioni di persone colpite dal tifone Haiyan, l’Unicef stima che i minori siano 5,8 milioni. I bambini sfollati sono più di 1.600.000, privi di ripari adeguati e in condizioni di sicurezza precarie, con le famiglie che ancora oggi continuano ad abbandonare le aree colpite dal disastro in cerca di aiuto, alla disperata ricerca di acqua, cibo e ripari d’emergenza.

Si muovono verso le aree di distribuzione degli aiuti, o tornano alle loro case, nella speranza di poterne riparare i danni. Purtroppo, quello che è stato definito un “super-tifone” è la terza grave emergenza umanitaria ad aver colpito le Filippine in soli due mesi, dopo il conflitto armato di settembre a Zamboanga e il terremoto del 7,2 grado della scala Richter del 15 ottobre scorso a Bohol, che aveva colpito 3,2 milioni di persone.

Per questo, il direttore generale dell’Unicef, Antony Lake, ha proclamato l’emergenza di massimo livello per l’intera organizzazione, il che implica l’immediata dislocazione di squadre nelle Filippine.


Il 90% delle scuole è danneggiato o usato per gli sfollati

I numeri continuano a fluttuare, ma, al momento, si registrano 5.900 morti e 1.700 dispersi per il tifone. A questi, si aggiungono altri dati significativi: più di 1,1 milioni di case distrutte o danneggiate, accesso alle aree montane difficoltoso, 300 comuni privi di acqua potabile, centri sanitari e reparti maternità danneggiati, condizioni di sicurezza precarie e aumento dei saccheggi.

Nelle aree colpite, il 90% degli edifici scolastici – di cui beneficiavano 1 milione di scolari e 34.000 maestri – risultano danneggiati, con molti edifici usati come centri di evacuazione. «I bambini», racconta il personale dell’Agenzia per l’infanzia, «sono a grave rischio di violenza e sfruttamento sessuale, e necessitano immediata protezione: molti vagano per le strade mendicando cibo, acqua e aiuto, alcuni sono traumatizzati dall’esperienza del disastro, altri rischiano di essere coinvolti in attività illegali».


Si fa lezione in tende-scuola provvisorie

L’Unicef sta sostenendo la ripresa delle attività di istruzione che – anche se in tende-scuola e in condizioni di emergenza – sono funzionali a creare per i bambini una parvenza di normalità con il ritorno alla routine quotidiana, fornendo loro sostegno psicosociale.

Ma anche la fame e la sete sono un’emergenza a cui rispondere: l’Unicef ha distribuito oltre 60 tonnellate di aiuti a 13.000 famiglie, comprensive di compresse per la potabilizzazione dell’acqua, kit medici, sapone, teli impermeabili per allestire ripari di emergenza e micronutrienti.


Un'attenzione particolare per i più piccoli da vaccinare e per le donne in gravidanza

Nella città di Tacloban, la più colpita, ha riparato il principale sistema idrico che ora garantisce l’acqua a tutta la zona. Nella stessa area, 30 mila bambini sono stati vaccinati contro il morbillo e la poliomielite e le loro famiglie hanno ricevuto kit per la cura della diarrea acuta che si stava diffondendo tra gli sfollati. Anche le madri incinte e in allattamento hanno giustamente beneficiato di un’attenzione particolare: per loro, sono stati allestiti 16 spazi sicuri, dove donne e familiari possono rivolgersi a un consultorio sulla nutrizione per la prima infanzia in condizioni di emergenza e a servizi di promozione dell’allattamento al seno, dal momento che la distribuzione di sostituti del latte materno comporta, soprattutto nelle emergenze, alti rischi di infezioni, malnutrizione, malattie e mortalità.

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