Il bello di questo viaggio, come sempre, é l’incontro con persone, il 
dialogo, la condivisione.
La triste conferma di questi giorni è il ruolo 
dell’Anp che si sta confermando assolutamente incapace di gestire la 
situazione.
Abbas non sta parlando con il suo popolo anzi, contrasta le 
manifestazioni popolari di solidarietà con Gaza ordinando alla polizia 
palestinese di sparare in aria per disperdere i manifestanti. Questo 
naturalmente sta facendo crollare il già limitato consenso che ha e naturalmente 
fa crescere a dismisura Il consenso popolare di Hamas che al momento è l’unico 
soggetto resistente all’occupazione, anche se con mezzi violenti. Opinione 
comune è che se si dovesse andare a votare a breve, hamas vincerebbe alla 
grande, anche nei luoghi cristiani moderati dove naturalmente Al fatah ha sempre 
avuto la meglio.
Probabilmente anche questo fa parte del disegno di Israele, 
una volta accaduto questo potrà finalmente completare l’equazione palestinese 
uguale terrorista. Purtroppo il mondo occidentale è favorevole a questa visione. 
Non vede un popolo stremato e furibondo per i 66 anni di occupazione, ma solo 
questi 4 ridicoli razzi kassam che stanno solo facendo il gioco di Israele, 
senza procurare danni, ma fornendo un ottimo alibi per la spropositata reazione 
che stiamo vedendo.
Centinaia di morti, migliaia di feriti, sfollati, gente 
che aveva pochissimo e ha perso anche quel poco.
Senza considerare l’odio che 
aumenta a dismisura verso Israele, umanamente assolutamente 
comprensibile.
Abbiamo sentito il parroco di Gaza che da diversi giorni ha 
dovuto lasciare la sua casa per rifugiarsi in chiesa assieme a delle suore e a 
una ventina di bambini disabili.
La differenza sensibile rispetto alle altre 
volte in cui siamo stati qui è la assoluta perdita di speranza in una delle sue 
classiche possibili soluzioni: uno stato per due popoli oppure due stati per due 
popoli.
Entrambe a questo punto sembrano impossibili, così come è ovvio che 
la comunità internazionale non interverrà per fermare Israele. E non per motivi 
ideologici ma solo per pura convenienza.
Sentire questa disperazione nella 
voce dei preti del patriarcato latino di Gerusalemme, del patriarca emerito 
Sabbah, dei giovani resistenti di Hebron, del direttore della Caritas di 
Gerusalemme, della gente comune che anche per strada ha voglia di parlare e 
sfogarsi, è davvero molto triste e ci fa riflettere.
Per fortuna il gruppo è 
bello, affiatato e ci facciamo anche delle belle risate (ce ne sono capitate 
alcune davvero comiche) poi ci sentiamo in colpa ma per reggere a tutta questa 
disperazione c’è bisogno anche di momenti leggeri.
Un 
abbraccio
Rossana