A dicembre, il villaggio in Sud Sudan dove Emmanuel viveva, viene attaccato da uomini armati. Sua madre viene uccisa. Di suo padre non ha più notizie. (Scopri di più su: http://www.unhcr.it/notizie/storie/fuggire-dalla-propria-casa)

Emmanuel fugge insieme alle sue 6 sorelle, riesce ad arrivare nella Repubblica Democratica del Congo.

Qui, a soli 16 anni, si prende cura di ciò che resta della sua famiglia, cerca di farsi forza, di dimenticare quello che ha visto 3 mesi fa. “Uccidevano, violentavano, saccheggiavano, incendiavano le case”.

Sua sorella Victoria ha raccontato di uomini armati, che vivono nella boscaglia, rapiscono ragazze e le costringono a essere le loro mogli, le loro schiave. "Se ti rifiuti, ti uccidono".

Le storie di Emmanuel e Victoria purtroppo non sono le uniche. I combattimenti in Western Equatoria – stato meridionale del Sud Sudan – costringono migliaia di persone a cercare salvezza nei paesi vicini, come l’Uganda, la Repubblica Democratica del Congo e la stessa Repubblica Centrafricana, dove la situazione è a sua volta molto difficile.

Donne, uomini e bambini hanno raccontato ai nostri operatori presenti in quei paesi di uccisioni, stupri e reclutamenti di bambini soldato.

“È difficile crederci, ma se oggi vai in giro a Yambio, in ogni posto c’ è odore di cadaveri, tombe di persone bruciate, case ridotte in cenere”, racconta James Wamwite fuggito da Yambio, Sud Sudan alla volta della Repubblica Democratica del Congo.

“Non è facile descrivere quello che succede: arrivano, bussano alla tua porta, entrano, ti legano e stuprano tua moglie o le tue ragazze, davanti a te. Non si riesce a capire chi siano. Ci sono così tante persone armate, chi è il ribelle, chi è il soldato? Non lo sappiamo”.

James è arrivato a Dungu il 14 febbraio su una moto con i suoi 5 figli. Tre giorni prima, Yambio, era stata teatro di combattimenti; la sua bisnonna è stata sgozzata, la sua casa bruciata e il suo negozio saccheggiato.


IN FUGA DAL SUD SUDAN

Il conflitto in Sud Sudan è scoppiato nel dicembre del 2013 causando una delle emergenze umanitarie più grandi del mondo, con oltre 2.3 milioni di persone costrette a fuggire dalle loro case. Di questi, 678.000 hanno chiesto asilo nei paesi confinanti e 1.69 milioni sono sfollati interni.

La crescente insicurezza alimentare e il conflitto in corso stanno costringendo sempre più sudsudanesi a fuggire. Da inizio gennaio, un esodo incessante di circa 38.000 persone provenienti dalle aree nord occidentali del Sud Sudan hanno raggiunto gli Stati del Darfur orientale e meridionale.

Dalla fine del 2015, gli scontri tra le forze governative e il gruppo armato locale Arrow Boys in Western Equatoria, un’area in precedenza tranquilla, hanno costretto oltre 11.000 persone a fuggire nella Repubblica Democratica del Congo. Qui i nostri operatori lavorano per registrare i rifugiati e valutare i loro bisogni. Tra fine febbraio e inizio marzo, nelle zone più difficili da raggiungere del Nord del paese, sono stati distribuiti cibo, pentole e acqua.

In Uganda, la maggioranza degli oltre 14.000 rifugiati registrati, fuggiti da questa stessa area, sono donne e bambini. Nella Repubblica Centrafricana, migliaia di sud sudanesi vivono in condizioni disperate a Bambouti, una zona difficile da raggiungere nell’Ovest del paese. Sabato 19 marzo, un convoglio di quattro camion con aiuti alimentari e non alimentari dell’UNHCR e del Programma Alimentare Mondiale è partito alla volta di Bambouti.


UNA CRISI DI CUI NESSUNO PARLA

Ma è necessario fare di più. Come ha riferito Josselyn Midadje, nostra responsabile delle operazioni di registrazione nella Repubblica Democratica del Congo “questa è una crisi di cui nessuno parla. Le condizioni per queste persone sono molto difficili, e penso a un riparo, al cibo, alle medicine”.

“Per salvare vite umane, la comunità internazionale deve prestare attenzione a questa crisi, la stessa attenzione che riserva ad altre, come quella libica o quella siriana”.

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