Il 20 giugno è stata la giornata mondiale dei rifugiati, e come ogni anno l’ACNUR, agenzia dell’ONU che li assiste, ha pubblicato il suo rapporto sulla situazione dei migranti forzati nel mondo. Ancora una volta, il rapporto rivela una realtà ben lontana dal dibattito corrente sull’argomento. (Scopri di più su: http://www.aggiornamentisociali.it/easyne2/LYT.aspx?Code=AGSO&IDLYT=769&ST=SQL&SQL=ID_Documento%3D14818)

Il primo triste dato è quello relativo al nuovo aumento del numero globale dei profughi: in totale, 65,3 milioni, 34.000 al giorno, 24 al minuto.Da anni continuano a crescere: lo scorso anno erano 59,5 milioni. Oltre la metà sono minorenni, e la loro esclusione dalla scuola e da una vita sociale normale getta una luce inquietante sulle loro prospettive future. Tre paesi da soli producono più del 50% delle persone in cerca di protezione internazionale: Siria (4,9 milioni), Afghanistan (2,7 milioni), Somalia (1,1 milioni).


Il dato che più fa riflettere però è un altro: l’86% delle persone costrette a lasciare le loro case continuano a essere accolti in paesi del cosiddetto terzo mondo. Nell’ordine: Turchia (2,5 milioni), Pakistan (1,6 milioni), Libano (1,1, milioni), Iran (980.000), Etiopia (736.000), Giordania (664,000). Tutti paesi confinanti con zone di guerra, Siria in testa. La maggior parte dei profughi fa poca strada, e non riuscirebbe a farne di più. Quelli che riescono ad arrivare in Europa sono in realtà socialmente selezionati, oltre che fortunati, e sono relativamente pochi rispetto al carico a cui devono far fronte i paesi in prima linea.

Questo aspetto diventa ancora più chiaro se guardiamo all’incidenza dei profughi sul numero degli abitanti. Qui risalta il caso del Libano, con 183 rifugiati ogni 1.000 abitanti (ma secondo le fonti locali, sarebbero ancora di più: molti non sono registrati, né accolti in strutture riconosciute); Giordania (87); isola di Nauru (50), che accoglie per conto dell’Australia.

Se questi sono i numeri, l’idea di un’Europa sotto pressione per effetto di un numero incontenibile di rifugiati non è un dato obiettivo, ma indica una crisi dell’Europa e dei suoi valori.

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