Dopo sei mesi di attività, MSF conclude il suo intervento a Gorizia, che ha offerto riparo a 598 richiedenti asilo rimasti esclusi dal sistema di accoglienza,
 e ne consegna la gestione a un’organizzazione locale. MSF chiede alle 
istituzioni centrali e locali un’accoglienza più strutturata, che 
preveda un percorso di inclusione sociale, essenziale per il benessere 
psicofisico dei richiedenti asilo.
 
A dicembre 2015, MSF aveva installato 25 container abitativi per 
offrire uno spazio di accoglienza e assistenza ai richiedenti asilo, 
costretti a dormire all’aperto per settimane sulla riva del fiume 
Isonzo. Nonostante la loro richiesta di protezione, queste persone erano
 rimaste escluse dal sistema di accoglienza per la mancanza di posti 
disponibili. Secondo le direttive europee e la legislazione nazionale, 
tutte le persone che manifestano la loro volontà di richiedere 
protezione hanno diritto ad essere inserite nel sistema di accoglienza. 
“Dopo la partenza di MSF da Gorizia, crediamo che per rispondere ai
 bisogni delle persone sia necessaria un’accoglienza più strutturata”, 
dichiara Yannick Juillot, responsabile del progetto MSF a Gorizia.
 “Il dormitorio del San Giuseppe, come altre realtà analoghe sul 
territorio, offre ora un servizio di base, ma le istituzioni centrali e 
locali dovrebbero far seguire alla primissima accoglienza un percorso di
 inclusione sociale, essenziale per il benessere psicofisico dei 
richiedenti asilo.”
 
L’approvazione della richiesta di autorizzazione edilizia da parte 
del Comune di Gorizia e i lavori di adeguamento che si concluderanno in 
questi giorni permetteranno la permanenza del dormitorio presso gli 
spazi del San Giuseppe, messi a disposizione dall’Arcidiocesi. La
 gestione degli spazi e dei servizi è stata presa in carico dalla 
Cooperativa Mosaico, con la quale si è appena concluso il passaggio di 
consegne.
 
Nei sei mesi di attività, il dormitorio del San Giuseppe ha accolto
 598 richiedenti asilo di nazionalità diverse, con una prevalenza di 
cittadini di origine afghana e pakistana, arrivati in Italia dopo aver 
affrontato le difficoltà e i rischi di un viaggio lungo e pericoloso. In
 collaborazione con la Croce Rossa Italiana, il Dipartimento di salute 
mentale e l’Agenzia sanitaria locale, MSF ha fornito cure mediche a circa 800 persone, tra prime e seconde visite, e realizzato delle sessioni psicoeducative per 65 persone.
 
MSF interviene da sempre in contesti di urgenza, ma cercando ove 
possibile di assicurare una continuità dei servizi sul medio e lungo 
periodo, anche dopo la nostra partenza da un progetto. La creazione del 
dormitorio e il servizio di assistenza medica e psicologica hanno 
permesso di rispondere ad una serie di bisogni primari, in 
collaborazione con gli enti locali e con gli attori non istituzionali 
presenti sul territorio, attraverso una gestione congiunta dei servizi, 
colmando così dei vuoti persistenti in questo ambito a livello locale e 
regionale. Ci auguriamo che il percorso di collaborazione continuerà e 
si consoliderà ulteriormente anche dopo la nostra partenza.
 
“L’assenza di alternative legali e sicure per raggiungere l’Europa e
 le recenti misure politiche prese dall’Unione Europea in materia di 
migrazione, come l’accordo UE-Turchia e il Migration Compact, 
costringono le persone a intraprendere viaggi rischiosissimi, affidando 
le loro vite a passeurs e trafficanti ed esponendosi così a violenze e 
traumi”, spiega Tommaso Fabbri, capo missione di MSF in Italia.
 “Per questo motivo, la condizione di particolare vulnerabilità nella 
quale le persone si trovano al loro arrivo in Italia richiederebbe una 
contrazione dei tempi di attesa nelle strutture di primissima 
accoglienza, e la possibilità di accedere il prima possibile a realtà 
quali i Servizi di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR),
 che dispongono di attività volte all’inclusione nel tessuto sociale 
italiano.” 
 
MSF realizza progetti in Italia dal 2002 in contesti 
particolarmente delicati, come gli sbarchi sulle coste siciliane e 
all’interno dei centri di accoglienza per migranti e richiedenti asilo. 
Nel 2016, l’impegno di MSF si è concentrato principalmente nelle 
operazioni di ricerca e soccorso in mare con tre navi e nell’assistenza 
psicologica e nella primissima accoglienza delle persone che giungono 
nel nostro paese dopo un lungo e rischioso viaggio: a Gorizia, al centro
 per sopravvissuti a tortura a Roma, nei Centri di Accoglienza 
Straordinaria (CAS) a Trapani e nei porti del Sud Italia.