Le ragioni della rete in ambito sociale affondano le radici nelle evidenze della metafisica che descrive l'uomo e di conseguenza le sue opere come risultanti di una sua peculiare dotazione, quella del logos, della ragione che si fa testimonianza, opera o parola e viceversa. La parola e l'intrinseca elaborazione cognitiva che definiscono il logos consentono all'uomo di entrare in relazione con i suoi simili e la realtà circostante restituendogli, a sua volta e attraverso un rapporto dialogico, un arricchimento, conferendo un nuovo spessore alla sua esperienza di parola o di relazione interdipendente, quando si rivolge all'esterno, ma anche introspettiva, di pensiero o di relazione intima, quando invece si risolve al suo interno. Il profilo eminentemente relazionale della persona umana, oltre a evocare una sua specifica propensione all'incontro e al confronto con l'altro da sé, ne implica una sorta di “smarcamento” al cospetto dalle altre entità mondane che ad esso si legano attraverso relazioni secondarie, strumentali e funzionali, oppure ulteriori, spirituali. Il logos umano produce benefici e avanzamento quando, generato da un individuo in un determinato luogo e in un tempo preciso incontra l'ascolto e poi la testimonianza di un altro individuo, in un nuovo posto e in un diverso momento. Questa irriducibilità spazio-temporale del logos svela e rende riconoscibile l'autorevolezza dell'umano al cospetto della natura, vincolata a leggi fisiche, trasmettendogli nel contempo e nei confronti di quest'ultima una severa sfida di responsabilità ecologica.  

La rete necessaria

La natura relazionale dell'essere umano risulta universalmente osservabile nelle sue forme reificate, tangibili, ovvero nei rapporti sociali, siano essi diretti o di natura primaria, quelli familiari o amicali ad esempio, oppure indiretti, complessi e di natura secondaria, nel caso delle istituzioni sociali entro cui l'uomo organizza la vita politica e in comune. La relazione è caratteristica costitutiva dell'umano ma, affinché se ne colgano le innumerevoli risorse, è opportuno che le sia garantita la libertà di dispiegarsi entro uno spazio adatto. E quale forma organizzativa potrebbe essere più funzionale di quella reticolare, della rete in grado di offrire alla relazione quell'apertura e quella multicanalità in grado di attivarne una ricca ed espansiva trama di snodi e legami?  

La cura della rete

La cura della relazione con sé stesso e con il mondo rappresenta per l'uomo e la sua espressione all'interno delle variegate configurazioni sociali cui partecipa, un impegno indispensabile e improrogabile per la generazione, la custodia, la gestione e lo sviluppo del logos, funzionamento umano per eccellenza, che accresce fino a tramutarsi in capacità, ovvero funzionamento consapevole e orientato a un fine, nel momento in cui viene messo in rete, viene riconosciuto, diffuso e produce un effetto moltiplicatore dei legami innestati da quella sua primitiva concezione funzionale (1).

Avere cura della rete entro il consorzio umano significa dunque custodire, preservare e manutenere le relazioni esistenti e concrete che ne vivificano i rapporti, da quelli interpersonali a quelli interorganizzativi fino a quelli tra istituzione e persona o viceversa. Curare la rete significa altresì generarla laddove essa ancora non emerga a partire dalla valutazione del contesto e/o della specifica situazione in cui disvelarla e quindi innestarla, per poi procedere alla sua promozione e valorizzazione in rapporto ai funzionamenti e alle opportunità esistenti, considerandone infine un suo possibile sviluppo in vista di nuovi obiettivi da perseguire e capacità da attivare.  

La rete territoriale

Le reti territoriali rappresentano una forma privilegiata delle relazioni umane in grado di generare socialità integrale, sia primaria sia secondaria ovvero comprensiva dei rapporti tra soggetti di varia natura e dimensione (famiglia, impresa e amministrazione locale). La loro cura rappresenta un compito saliente per ognuna delle sue componenti ai fini dello sviluppo di una convivenza sociale sempre più umana, civile e a misura d'uomo. La rete territoriale deve rispondere ai requisiti di:
  • apertura, ovvero accessibilità alle forme emergenti di socialità;
  • pluralità, ovvero conciliare le diverse forme di socialità esistenti;
  • sussidiarietà, ovvero al servizio delle forme sociali più deboli;
  • democraticità, ovvero rappresentativa di tutte le forme sociali esistenti.
Solo rispettando questi requisiti la rete territoriale può trovare riscontro diretto e dunque legittimazione nel profilo multidimensionale della persona umana, suo minimo comun denominatore, ma anche rispondere alle sue inderogabili istanze di libertà e di crescita, infine facilitarne la partecipazione e l'assunzione di responsabilità a riguardo della propria manutenzione e riproducibilità nel tempo e nello spazio. L'esistenza e lo stato di salute di una rete territoriale sono aspetti direttamente incidenti nella percezione dello stare bene, del benessere personale e quindi sociale entro una data comunità politica, di lavoro oppure semplicemente di pratica. L'esistenza di soluzioni reticolari aperte, pluralistiche ma allo stesso tempo rappresentative e ausiliarie dei bisogni e dei desideri reali delle persone rappresenta il viatico ideale verso la realizzazione di quel disegno di giustizia sociale, che apparirebbe soltanto un miraggio di fronte a tentativi individualistici, discontinui e frustrati dall'isolamento imposto dai rigidi confini delle sfere o meglio delle isole sociali a cittadini, operatori pubblici, privati e sociali.  
(1)  Definizioni di funzionamento e capacità a partire dal metodo educativo del Capability approach elaborato dai filosofi Amartya Sen e Martha Nussbaum:
  • i funzionamenti si configurano come stati di essere e di fare propri della persona umana e funzionali allo stare bene, alla sua salute globale
  • le capacità rappresentano la libertà individuale della persona umana di acquisire lo star bene, di esercitare i funzionamenti di cui dispone per aspirare a condizioni di salute globale

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