Questa volta ci occupiamo brevemente di una novità. Novità che non riguarda le associazioni e le cooperative, ma le persone fisiche. Perchè nel Terzo Settore, prima di essere parte di un ente associativo, in cui operiamo, lavoriamo, facciamo cultura, forniamo assistenza, doniamo una parte di noi e del nostro tempo, siamo persone, con i nostri difetti e i nostri pregi, con le nostre paure e le nostre aspettative per il futuro, individuale e della nostra famiglia. E allora, perchè non prendersi cinque minuti per conoscere una novità, che (forse... badate bene, forse...) può essere utile? Parliamo di PIR, che non è un brutto verso, ma la sigla di "Piano Individuale di Risparmio".  

Che cosa è il PIR?

Uno strumento di investimento del risparmio, dedicato ai piccoli investitori, esclusivamente persone fisiche, con l'obiettivo di canalizzare risorse finanziare verso le piccole e medie imprese italiane (che tradizionalmente trovano difficoltà a finanziarsi sui mercati dei capitali, e quindi sono molto, troppo, dipendenti dal credito bancario). Chi investe in un PIR ottiene dei vantaggi fiscali notevoli: niente tasse sui dividendi, sulle plusvalenze e neppure tasse di successione e di donazione. Perchè piccoli risparmiatori? Perchè ogni PIR può essere al massimo di € 30.000 e se ne possono sottoscrivere solo 5, quindi l'investimento non può superare € 150.00. Due limiti che per molti di noi, comunque, sono una bella cifra... e magari rappresentano tutti i risparmi messi da parte. Quindi vale la pena di capire se è tutto oro quel che luccica, perchè, certo, fare un investimento in cui non si pagano imposte è interessante, se si pensa che sui Titoli di Stato (BOT, CCT; BTP ecc.) si paga il 12,5%, sulle azioni e i fondi comuni le aliquote sono al 26%, come per i conti correnti e i conti deposito. Il terzo limite: per usufruire del vantaggio fiscale occorre mantenere l'investimento per almeno 5 anni. Circostanza che comporta:
  1. una precisa valutazione delle proprie esigenze finanziarie in questo arco di tempo;
  2. un incremento del rischio: se gli investimenti nel PIR perdono valore diventa poco conveniente venderli prima dei 5 anni.

In che cosa si deve investire, cioè cosa si deve comprare?

Il 70% deve essere investito in azioni o obbligazioni emesse da imprese italiane, di cui quasi la metà (il 30% del totale del PIR) è necessariamente rivolta a imprese medio piccole, come quelle quotate sui segmenti minori di Borsa Italia, cioè: MidCap (il paniere dei titoli a media capitalizzazione), Star (il segmento delle società ad alti requisiti), Standard o sul mercato AIM. Il resto può essere liberamente investito in altri strumenti finanziari e soprattutto in strumenti finanziari emessi da società non italiane.  

Come fare?

In teoria si può fare da soli, ma la condizione è di aprire un deposito titoli presso un intermediario bancario specificatamente dedicato ai PIR. E attualmente nessuna banca è ancora in grado (o vuole...) offrire questo servizio. Per cui: mi rivolgo a una banca o a una società di gestione del risparmio che colloca i fondi PIR o acquisto i primi ETF PIR, sapendo di dover anche scegliere la tipologia di fondo o ETF (azionario, obbligazionario, bilanciato, flessibile, etc.). Oppure a una compagnia di assicurazione, anche queste stanno entrando nel mercato dei PIR, sia con le polizze Ramo I (a capitale garantito)che con polizze di Ramo III (destinate al private banking, molto più rischiose). Facendo attenzione ai costi, perchè le commissioni di ingresso e le commissioni di gestione possono anche essere rilevanti e andare a ridurre sensibilmente il guadagno. Sempre che il fondo o l'ETF produca alla fine utili, considerando che il rischio di questi prodotti può risultare più elevato di altri investimenti, a causa delle limitazioni sopra indicate. Inoltre, essendo strumenti finanziari molto recenti, non esiste ancora una serie storica di rendimenti né vi è un'ampia gamma di società emittenti fra cui selezionare i fondi/ETF migliori, nonostante vi sia stato investito finora più un miliardo di euro.

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