Senza troppe cerimonie, a causa della situazione pandemica ancora in corso, ricorrono 20 dalla promulgazione della legge delega n.64 di "Istituzione del servizio civile nazionale".  A oggi sono stati quasi 563 mila i posti messi a disposizione dei giovani, per i quali sono arrivate 1,6 milioni di candidature, e con oltre 510 mila volontari entrati in servizio, dei quali più del 65% donne.

 

È infatti del 6 marzo 2001 la legge 64/01 che istituisce "un servizio volontario destinato ai giovani dai 18 ai 26 anni, aperto anche alle donne, che intendono effettuare un percorso di formazione sociale, civica, culturale e professionale attraverso l'esperienza umana di solidarietà sociale, attività di cooperazione nazionale e internazionale, di salvaguardia e tutela del patrimonio nazionale".

Negli anni non sempre la politica ha saputo valorizzare il nuovo servizio civile, come dimostra l’alternarsi degli stanziamenti annuali in Legge di Bilancio, che nel 2012/2013 toccarono il punto più basso, tanto da non permettere la promulgazione del bando annuale. A oggi, si è finalmente raggiunto il traguardo di una stabilizzazione, con lo stanziamento di un fondo adeguato, che farà partire nel prossimo biennio almeno 50 mila giovani all’anno.

Quest'anno, il lockdown ha costretto alla rimodulazione dei progetti che nel 2020 sono stati travolti e bloccati dalla prima ondata del Covid-19. E, a contrario di quanto si potesse immaginare, il 2021 si apre con un boom di richieste: 85.593 domande, più altre 38.222 da confermare. Un potenziale di quasi 124mila giovani disponibili a spendere un anno per il Paese. Il 2021 parte quindi con ben oltre 57mila giovani in servizio (a dispetto dei poco meno di 40 mila dello scorso anno).

Il sentore, questo, di un innato ottimismo, di un desiderio di rivalsa, di una fiducia ancora valida da parte dei giovani, di una speranza in controtendenza con il flusso di negatività che questa pandemia ha causato. Elementi che ci ricordano dell'impegno che abbiamo nei confronti delle giovani generazioni, a cui viene consegnato un mondo a brandelli sotto ogni aspetto. 

Quello del Servizio Civile è un tema caro al nostro Paese, entrato a pieni voti nell'agenda politica che lo ha inserito  nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dell’ultimo Governo. Ma l'investimento sui giovani è un tema caro anche a Mario Draghi, come ha ribadito a tutti i partiti in fase di consultazioni.
L'augurio è quello che si portino avanti l'obiettivo di potenziare il servizio civile, stabilizzando il numero di posti annui, al fine di dare le competenze chiave utili a sostenere i livelli di occupazione giovanile. La presidente della Consulta nazionale per il Scu, Feliciana Farnese, in commissione Lavoro alla Camera il 3 febbraio,  ha ricordato quanti abbiano trovato lavoro al servizio civile nell’ambito del programma Ue Garanzia giovani : il 33,5% tra 2016 e 2017, il 47,7% nel 2020. Un potenziale che non può passare inosservato.

Nell'attesa dunque che a livello politico si tenga sempre più conto dell'importanza di investire nelle nuove generazioni, in un'ottica non solo di rilancio economico, ma anche di mantenimento di quei valori di impegno civico e di non violenza che contraddistinguono la nostra storia di cittadini italiani, è opportuno ricordare che le nuove generazioni saranno quelle che porteranno il fardello di questa pandemia, e non solo.

L'obiettivo  comune deve dunque essere quello di impegnarsi nella trasmissione dei valori chiave della nostra società, per poter dare ai giovani la forza, la speranza e la capacità di trasformare l'attuale incertezza in un cambiamento possibile.

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