Sulla scia del discorso di Greta Thunberg alla Pre-Cop26, in cui dichiara che i giovani sono stanchi dei “blablabla” dei leader che fingono di ascoltare, vengono presentate le raccomandazioni di “The Last 20”, il comitato rappresentante dei 20 Paesi più impoveriti del mondo.

Il comitato “The Last 20”, nasce nel febbraio 2021 e mette insieme gli “L20”, i venti Paesi più “impoveriti” del nostro pianeta, in base alle statistiche internazionali sui principali indicatori socio-economici e ambientali. Si tratta di Paesi “impoveriti” da sfruttamento coloniale, guerre e conflitti etnici, catastrofi climatiche. Sono ben più di 20 ma simbolicamente sono stati scelti i seguenti: Afghanistan, Burkina Faso, Burundi, Repubblica Centrafricana, Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Eritrea, Etiopia, Gambia, Guinea Equatoriale, Guinea Bissau, Haiti, Libano, Liberia, Malawi, Mali, Mozambico, Niger, Sierra Leone, Somalia, Sud Sudan e Yemen.

A partire dallo scorso 22 luglio, “The Last 20” ha organizzato una serie di tappe/evento che hanno l'obiettivo di far conoscere questi paesi al di là degli stereotipi, il ruolo dei corridoi umanitari che vanno potenziati ed estesi a tutti i paesi attraversati da conflitti, siccità, gravi condizioni socio-sanitarie e il ruolo della cooperazione decentrata. 

Una delle tappe si è svolta a Milano al 24 al 27 settembre e ha visto protagonisti i temi della salute globale, delle conseguenze del climate change sui Paesi Last 20. 
In primis è stato affrontato il tema della salute globale al tempo del Covid-19 nei Paesi Last 20, con un panel tenuto da Vittorio Agnoletto, che ha posto la questione delle speculazioni connesse ai vaccini e ai loro brevetti a Maria Khoshy, rifugiata afgana che vive in Svizzera, che ha lanciato un duro allarme che ben rappresenta la grande valenza dei contributi dei rappresentanti “L20”: «Proprio oggi, mentre parliamo, alle ragazze afgane non è stato permesso di partecipare a un test di ammissione alle scuole per diventare medici o infermiere. Questo avrà un impatto molto negativo per la salute delle donne e dei bambini, perché in campo ginecologico e di maternità erano curate tradizionalmente da donne».

Un altro tema esiziale è stato appunto quello dei cambiamenti climatici, che esprimono il maggiore impatto proprio nei Paesi più poveri, cioè quelli meno responsabili delle emissioni nocive. 
La tappa è stata collegata alla PreCop 26, evento dedicato ai giovani - anche dei Paesi L20 -  impegnati su questi temi. È stato redatto e sottoposto un documento ai partecipanti alla PreCop e sarà portato di nuovo a COP 26 e al G20.

Le raccomandazioni - redatte con la partecipazione delle reti Youth International: Climate Social Forum, MOCK COP26; ANYL4PSD - African Network of Young Leaders for Peace and Sustainable Development, e gli studenti dell'Università Cattolica di Milano che frequentano il Master Cooperazione Internazionale e Pace (CESI) -  mirano all'inclusione e al coinvolgimento dei più vulnerabili nella lotta al cambiamento climatico.

Le raccomandazioni di “The Last 20”

Cercando di non ripetere gli errori e i fallimenti del passato che si sono conclusi con risultati deludenti dalle decisioni prese alla fine di conferenze e vertici, noi, piattaforma "The Last20", teniamo a sottolineare la dimensione intersezionale del cambiamento climatico, che aggrava ingiustizie sociali, conflitti, disuguaglianze di genere e violazioni dei diritti umani. Per questo motivo, crediamo che le popolazioni locali e i giovani dovrebbero essere i protagonisti della risposta a questa crisi. Inoltre, riteniamo che il ruolo dell'educazione sia cruciale per lo sviluppo dei giovani e per determinare il futuro di ogni paese. Tenendo a mente che siamo tutti sulla stessa barca, e avendo il giusto riguardo per le generazioni future, la piattaforma "The Last20" propone una serie di raccomandazioni per includere e coinvolgere i più vulnerabili nella lotta al cambiamento climatico.

  • Ogni governo si dovrebbe impegnare a stabilire un comitato nazionale formato da esperti nazionali, attivisti, membri di organizzazioni e associazioni incaricati di affrontare la questione del cambiamento climatico a livello nazionale.
  • Ogni governo dovrebbe impegnarsi a includere nel suo curriculum nazionale a partire dalla scuola primaria un corso accademico specificatamente dedicato all'educazione ambientale. La gestione del corso così come la stesura del suo curriculum dovrebbe essere assegnata al comitato nazionale di esperti ambientali menzionato nell'articolo precedente. La composizione dei comitati nazionali dovrà essere inclusiva in termini di età, sesso, religione e gruppi etnici.
  • Ogni governo dovrebbe sottolineare l'urgenza di includere lo status di rifugiato climatico nella Convenzione sui rifugiati del 1951 e nel Protocollo del 1967, al fine di garantire ai migranti che fuggono dalle conseguenze del cambiamento climatico la medesima protezione legale garantita alle altre categorie di rifugiati.
  • È necessario garantire approcci basati sui diritti per soluzioni basate sulla natura (nature-based solutions). In questo senso bisognerebbe provvedere alla tutela di almeno il 30% degli ecosistemi terrestri, marittimi e di acqua dolce entro il 2030.
  • È necessario assicurare approcci basati sui diritti che rispettino e garantiscano i diritti fondamentali, in particolare l’uguaglianza di genere, i diritti delle popolazioni indigene e delle comunità locali. Anche l'equità intergenerazionale, la tutela dei giovani, dei bambini e delle donne devono essere considerati di primaria importanza. Per questo motivo è necessario assicurarsi che questi ultimi possano prendere parte attivamente ai processi decisionali relativi al cambiamento climatico.
  • L'Agenda 2030 dovrebbe rimanere la base fondamentale per raggiungere lo sviluppo sostenibile. Tuttavia gli obiettivi degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) dovrebbero essere ridefiniti secondo le peculiarità delle diverse regioni geografiche.
  • È necessario investire risorse finanziarie adeguate, ponendo grande attenzione alla loro allocazione, per sostenere le misure di adattamento e mitigazione del clima nelle aree del mondo più colpite del mondo, tra cui l'Africa. Ciò significa impegnarsi per rendere il settore finanziario più verde in modo tale da sostenere la resilienza e il cambiamento trasformativo.
  • È necessario affrontare direttamente i fattori che causano la distruzione della natura e il cambiamento climatico (compresi i sistemi agricoli e alimentari insostenibili, la silvicoltura, l'acqua, le infrastrutture) assicurando una transizione giusta e sostenibile che dimezzi l'impatto di tutto ciò che la società produce e consuma.
  • Le minacce al nostro pianeta - come il cambiamento climatico, la povertà e la guerra - possono essere superate solo dalla cooperazione tra nazioni e comunità internazionale. Tuttavia, ciò non è possibile finché gli stati manterranno imponenti e costosi eserciti che minacciano di distruggersi l'un l’altro. Dunque invitiamo ciascun governo ad azzerare i propri investimenti in armi nucleari e sforzi bellici in modo tale da aumentare gli investimenti per il conseguimento dei SDGs dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
  • Tutti paesi devono considerare la lotta al cambiamento climatico una priorità che ha bisogno di una risposta univoca e coordinata. Tuttavia, dobbiamo ricordare che gli ultimi 20 paesi sono fortemente colpiti da altri problemi urgenti come i conflitti armati e la violenza diffusa. È il caso dell'Afghanistan, per esempio, dove i diritti delle donne, dei bambini e delle minoranze sono drammaticamente a rischio. Chiediamo quindi che la comunità internazionale dia priorità alla protezione dei cittadini di questi paesi parallelamente alla lotta contro il cambiamento climatico.

Come dare seguito alle istanze dei Paesi Last 20? Tonino Perna, coordinatore del Comitato Last 20 e Ugo Melchionda, corrispondente italiano per Oecd - International Migration Outlook Coordinator - lanciano la proposta di un osservatorio permanente, detto «L20 International Outlook», che realizzi un «Rapporto Annuale sui Paesi Last 20», basandosi sui principali indicatori socio-economici, culturali e giuridici.

Fonti: Il Corriere della Sera , Vita 

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