Il tema della sostenibilità nelle sue varie sfaccettature, ambientali, sociali, economiche, organizzative, ecc., è entrato nel linguaggio e nelle pratiche di chi si occupa di management a vario titolo (studiosi, consulenti, dirigenti, amministratore, ecc). Prendendo spunto da una pubblicazione sull’ argomento, il presente articolo vuole offrire una riflessione più ampia sul ruolo degli ETS, collegando la sostenibilità con altri nodi centrali della trasformazione in atto della nostra società, quali la rivoluzione tecnologica, l'incertezza e l'imprevedibilità, il confine tra profit e non profit, la nascita di nuovi attori sociali. Oltre alla riflessione l’articolo suggerisce anche qualche buona lettura in merito ai temi trattati.   

In un recente articolo (StrategoDigital.com) il collega Danilo Devigili compie una riflessione interessante sul tema della sostenibilità nel mondo aziendale, evidenziandone puntualmente luci e ombre. Condivido e sottoscrivo ogni concetto e stimolo espressi e sollecitati dalle sue osservazioni. In questa occasione, vorrei aggiungere anche le mie. Parto proprio dalle battute finali dove l’autore, riprendendo J. Attali1, apre uno spiraglio ottimistico verso il futuro, con l’auspicio dell’arrivo di una nuova categoria di uomini, i cosiddetti “transumani”, capaci di costruire una iper-democrazia, che, basata sull’economia relazionale, solidale e di condivisione, promuoverà le relazioni in modo che, per ognuno di noi, l’altro non rappresenti un rivale, ma un testimone della propria esigenza.
Come sostiene Danilo Devigili nel suo articolo, la sfida, quindi, è quella di una rivoluzione antropologica, secondo la quale il tema della sostenibilità potrebbe dare il suo contributo.
Se dobbiamo parlare allora di rivoluzione antropologica, i cambiamenti sono tanti e soprattutto profondi, inoltre, non riguardano solo le nostre abitudini, ma anche il nostro modo di percepire e interpretare la realtà.
L’antropologo T. H. Eriksen2  ci avvisa che, nel nostro pianeta, ormai non abbiamo il controllo della situazione, in quanto, ogni azione messa in atto ha effetti imprevedibili molto più importanti di quelli auspicati.
La globalizzazione ha portato l’ipercomplessità, che ci espone a un eccessivo numero di interdipendenze. Il rischio dei fenomeni imprevisti - i Cigni Neri3 - è molto alto, e non siamo in grado di gestirli, perché il nostro modo di valutare, prevedere e gestire i rischi  è inadeguato, in quanto si basa sull’esperienza pregressa anziché essere proiettato al futuro.  
Abituati, infatti, a un pensiero fragile - come ci spiega invece N. N. Taleb4 - ci impegniamo in azioni-piani artificiali che producono vantaggi spesso piccoli anche se visibili, mentre gli effetti collaterali, molto meno visibili, sono potenzialmente devastanti.

Sarà per il termine “transumani”5 usato da Attali, ma a mio avviso il collegamento con la rivoluzione digitale è immediato:  anche perché è in atto, di fatto, una metamorfosi delle pratiche sociali e dei criteri di percezione e valutazione del reale. Viviamo in un nuovo ambiente che L. Floridi6 chiama infosfera, evidentemente vitale quanto la biosfera, costituita da flussi informativi e quindi da relazioni e interazioni tra inforg, che sono sia essere umani che devices vari.

Parlare di iper-democrazia e di economia solidale non significa necessariamente un ritorno ai contatti interpersonali e solidali alla “vecchia maniera”. I porcospini di Schopenhauer, grazie al digitale e alle realtà aumentata e virtuale, avranno più opzioni per trovare la giusta distanza tra il vicino e il lontano.  Non sarebbe bello poter esplorare un nuovo mondo? Forse bisognerebbe prestare attenzione e umanizzare il digitale?  Trovo infatti molto interessante il movimento dell’Umanesimo Digitale che ne promuove l’utilizzo consapevole.  

Un ulteriore punto di riflessione è il riemergere dell’etica. Anche per il già citato Floridi l’etica è fondamentale per il funzionamento dell’infosfera, sia che si tratti di comportamenti umani sia che si tratti di comportamenti di sistemi tecnologici (intelligenza artificiale e algoritmi che oramai sono dei veri nuovi “attori sociali”). Nel nuovo scenario quello che conta di più non sono le “entità”, bensì le relazioni tra le entità; relazioni che avvengono e si rafforzano con l’utilizzo della tecnologia, ma che necessitano di una regolazione etica.  

L’etica ci porta all’intenzionalità dell’agire umano e quindi alla necessità di attori sociali singoli e/o collettivi che - per seguire A. Touraine7 - sono in grado di dare nuovo senso al loro operato e quindi riorientare le proprie intenzioni verso il futuro.

Oltre il già citato Attali, molti altri studiosi8 sottolineano la necessità di far emergere un nuovo paradigma di regolazione tra stato, economia e società. Non facciamo fatica a indentificare il denominatore comune nella sostenibilità (nelle sue varie dimensioni quali, ambientale, sociale, di equità, di giustizia/diritti, di ridistribuzione delle risorse, ecc.)  tra le varie riflessioni e proposte avanzate.
Servono quindi attori che promuovano la sostenibilità (sociale, ambientale, economica, organizzativa), affinché diventi una dimensione in grado di riorientare l’agire (etico) degli attori.
In questo, servirebbe anche una ri-cucitura dei rapporti tra élite e “popolo” e tra “competenza” e vita quotidiana, che negli ultimi decenni si sono allontanati (es. la diffidenza verso gli esperti e la scienza) e equivocati, come ci descrive bene descrive W. Davis nel libro “Stati nervosi” e come ce lo racconta con molta ironia e onestà A. Albanese nel film “Come un gatto in tangenziale”.

Tra gli attori in campo certamente ci sono le imprese. Sono luoghi dove attori operano, ma allo stesso tempo sono anche attori decisivi per il divenire sociale. Ma se la sostenibilità è la bussola (o una delle tante) per l’agire degli attori-imprese, avrà senso ancora a lungo la distinzione profit e non profit?  
D’altronde Anna Grandori9 ha spiegato molto bene che assunti quali le imprese “appartengono ai proprietari” o altri come “hanno come unico obiettivo quello di fare profitto” sono luoghi comuni che non hanno nessun fondamento scientifico giuridico ed economico (sì, avete letto bene!!).  

La strada verso la sostenibilità è obbligatoria, ma non è fatta solo di procedure, norme, standard e misurazioni, pur essendo utili, se non addirittura imprescindibili. Esse rischiano di rimanere insostenibili leggerezze e di diventare pesantezze solo burocratiche, se ci illudiamo che da sole ci possano condurci all’impatto socio-ambientale, ovvero al cambiamento di rotta. L’attenzione alla sostenibilità del mondo aziendale va vista come il primo segnale di una rivoluzione culturale, dove le imprese, in quanto attori (non necessariamente nuovi), ripensano al sensemaking10 del loro operato sempre più guidato da una etica “planetaria orientata verso un destino comune"11.

Mi piace pensare in questi termini che gli ETS siano attori importanti per la costruzione di un futuro dove l’etica, sia delle intenzioni che delle responsabilità (per ricordare M. Weber), inevitabilmente coniugata alla responsabilità anche personale, avrà il suo posto nella governance organizzativa, anche se le Linee Guida del Ministero o le tabelle da compilare non dovessero risultare molto chiare.

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1 Attali, Jacques. Breve storia del futuro: Rivista e aggiornata a dieci anni dalla crisi. Fazi Editore, 2016.
2 Eriksen, Thomas Hylland. Fuori controllo. Giulio Einaudi Editore, 2017.
3 Come li chiama Nicolas Taleb nell’omonimo libro.  Taleb, Nassim N. Il cigno nero. Come l'improbabile governa la nostra vita. Vol. 77. Il saggiatore, 2009.
4 Taleb, Nassim Nicholas.  Antifragile. Prosperare nel disordine. Il Saggiatore, 2013.
5 La definizione di essere umani, che, attraverso l’utilizzo delle tecnologie e delle tecniche più all’avanguardia, mirano a rafforzare le proprie capacità fisiche e cognitive e quindi migliorare la propria vita.
6 Floridi, Luciano. La quarta rivoluzione: come l'infosfera sta trasformando il mondo. Raffaello Cortina Editore, 2017.
7 Touraine, Alain. Noi, soggetti umani: diritti e nuovi movimenti nell'epoca postsociale. Il Saggiatore, 2017.
8 Magatti, Mauro. Cambio di paradigma: uscire dalla crisi pensando il futuro. Feltrinelli Editore, 2017.;  Piketty, T. "Capitale e ideologia (2020), tr. it." Milano, La nave di Teseo (2020).”, Aghion, Philippe, and Peter Howitt. "A model of growth through creative destruction." (1990).
9 Grandori, Anna. 10 tesi sull'impresa: contro i luoghi comuni dell'economia. Il mulino, 2015.
10 Weick, Karl E. Sensemaking in organizations. Vol. 3. Sage, 1995.
11 Per dirla alla  E. Morin  “La Via”. Morin, Edgar. La via: per l'avvenire dell'umanità. Raffaello Cortina Editore, 2020.

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