Qualsiasi programma, progetto, intervento che si rispetti presuppone una disamina del contesto - dal punto di vista territoriale, sociale, economico, culturale, ecc. - e poi un’analisi dei bisogni che si intendono soddisfare. Non a caso, la maggior parte dei formulari di bandi di finanziamento richiede una specifica descrizione dei bisogni ai quali si intende rispondere con l’azione progettuale; uno studio di fattibilità per un nuovo intervento o servizio è sicuramente lacunoso se non fondato su una puntuale rilevazione dei bisogni; lo stesso procedimento della co-programmazione individua nell’analisi dei bisogni uno dei suoi principali contenuti.
Purtroppo, talvolta il contesto è confuso con il bisogno. Basti un esempio: l’allungamento della vita che si traduce in un incremento della popolazione anziana (aspetto demografico da ritenersi una conquista della modernità) viene confuso con la necessità di cure alla popolazione anziana non autosufficiente (aspetto che denota invece l’esigenza di un sistema di offerta sociosanitaria che è possibile soddisfare attraverso l’attivazione di servizi dedicati). Se il contesto crea le condizioni per la maturazione di un bisogno, non significa che esso sia automaticamente identificabile come tale. E viceversa, il bisogno non è mai completamente sovrapponibile al contesto: quest’ultimo è piuttosto strutturale e difficilmente modificabile, mentre il bisogno è l’espressione, a diversi gradi di intensità e secondo varie modalità, di una carenza degli abitanti di una comunità (o anche solo di sue specifiche componenti).
Talaltra, il bisogno appare interamente ricondotto alla domanda di servizi ed interventi. E quindi si afferma che i bisogni sono già noti e non serve alcuna analisi. Eppure esistono bisogni latenti, non riconosciuti che non arrivano mai ad esplicitarsi in domanda, ad emergere totalmente, per i motivi più vari: culturali, psicologici, ecc. Domanda che poi potrebbe configurarsi anche come impropria: si pensi a coloro che richiedono interventi e servizi senza averne effettivamente bisogno.
Altre ambiguità semantiche, ma anche operative sorgono quando si prova a distinguere nettamente il bisogno dal problema. Certamente, affrontare un problema potrebbe significare dare soddisfazione ad un bisogno, ma il problema potrebbe pure esprimersi come inadeguatezza della risposta approntata per la sua soddisfazione, ovvero denotare un problema organizzativo, di efficacia ed efficienza, di allocazione delle risorse. E altrettanto porosa appare la demarcazione tra bisogno e desiderio: che cosa spinge l’essere umano all’azione? Senza contare il fatto che alcuni bisogni umani sono stati già riconosciuti come diritti da soddisfare, che rinviano ad un’offerta di livelli essenziali delle prestazioni da realizzare in modo uniforme in tutta Italia.
Insomma, che cos’è un bisogno? Perché è necessario fare un’analisi dei bisogni? A che cosa serve effettivamente questa analisi? A chi compete la responsabilità di realizzarla? Quando è necessario farla? E come si può condurre un’analisi dei bisogni che legittimi un intervento programmatorio o progettuale (e quindi, in alcuni casi, aiuti a conseguire il finanziamento)?
Il corso di formazione "Analisi dei bisogni nella progettazione" promosso da ConfiniOnline si propone di fornire alcune risposte a tutte queste domande, supportando metodologicamente ed operativamente coloro che intendono parteciparvi. I destinatari prioritari sono coloro che negli ETS stanno affrontando la necessità di disporre di un’analisi dei bisogni, che sono coinvolti nei procedimenti di co-programmazione e/o che intendono attivare un nuovo intervento o servizio. Il corso potrebbe destare interesse anche in altre figure: finanziatori di interventi progettuali, funzionari pubblici che si trovano a collaborare con gli operatori degli ETS, consulenti, ricercatori, ecc.
È intrigante notare che, mentre sempre più spesso si richiede di fondare gli interventi programmatori e progettuali su attendibili e qualificate analisi dei bisogni, non ci sono molte occasioni per approfondire un tema così complesso che ha risvolti certamente tecnici, ma che risponde soprattutto al senso dell’agire collettivo, alle finalità dell’azione degli ETS, della pubblica amministrazione, ma anche del settore for profit che si propone di contribuire al miglioramento del benessere dei cittadini e dell’ambiente.
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