A cosa serve un temporary manager? La risposta più sintetica è: a guidare il cambiamento per un tempo definito, agendo come un chirurgo aziendale chiamato a risolvere un problema specifico e circoscritto. Questa figura si rivela particolarmente utile nel non profit, un ambito dove la stabilità relazionale e la forte adesione ai valori possono involontariamente ostacolare i cambiamenti necessari.
A cosa serve un temporary manager?
Si tratta di una figura che per un certo tempo definito svolge un compito circoscritto: in alcuni casi è utile quando i soci non vanno molto d’accordo, finendo per paralizzare l’azienda e l’azione dei dipendenti che non sanno a che santo votarsi. A volte, invece, assume un ruolo strategico nell’organigramma: è un Direttore esecutivo, un fundraiser, un responsabile della gestione del personale, con il compito di aggiustare o mettere a punto dei processi, con il compito di istituire un ufficio, un servizio e poi far crescere una risorsa interna che assumerà, in seguito, compiti manageriali.
È una figura ibrida, quasi un consulente, quasi un allenatore, quasi un costruttore, quasi un aggiustatutto.
È una persona con buona seniority che può essere utile a gestire un passaggio generazionale, quando i vecchi sono troppo vecchi e i giovani non sono stati ancora preparati a prenderne il posto, oppure è qualcuno chiamato a guidare un cambiamento di carattere strategico, un riposizionamento, un ampliamento, un cambiamento di modello organizzativo; è una figura che non ha legami con la storia organizzativa e dunque sa agire senza avvertire come zavorra le relazioni pregresse, le distanze, le vicinanze, le convenienze. Sa rompere gli schemi, aiuta a portare nuove visioni valorizzando le competenze presenti e riorientandole verso i nuovi obiettivi.
Ma a cosa serve una figura così polimorfica nel non profit?
Il punto è proprio questo: il non profit è l’ambito nel quale spesso la stabilità relazionale può facilmente diventare un ostacolo a cambiamenti necessari. Nel non profit la storia organizzativa è spesso tanto intrecciata alle storie relazionali, le aspettative e le visioni sono collegate a valori e idealità forti al punto da rendere difficile immaginare una trasformazione radicale che possa valorizzarle all’interno di un percorso di cambiamento. Ed è anche il terreno dove la vecchia generazione di cooperatori e operatori del sociale si interroga su un necessario ricambio generazionale che tarda ad arrivare. Sono quelle organizzazioni dove la tradizione del fare ha reso difficile strutturare processi efficienti e di sviluppare competenze specialistiche nei vari ambiti.
Ecco, un temporary manager in situazioni come quelle brevemente accennate può fare comodo. Arriva dentro l’organizzazione per uno scopo definito, definisce prima i contorni della sua azione, la porta a termine e lascia che l’organizzazione proceda sulle sue proprie gambe.
Cercavamo un’immagine che lo potesse rappresentare, c’è venuta quella della nave di Teseo. Il paradosso si basa su questa storia: la nave che l'eroe Teseo usò per tornare a casa da Creta fu conservata nel porto di Atene per secoli come un monumento. Nel corso del tempo, tutte le assi di legno originali della nave marcirono progressivamente e furono sostituite con nuovi pezzi identici. A questo punto la nave con tutte le sue parti sostituite è ancora la "nave originale di Teseo"? Il temporary manager è colui o colei che permette all’armatore di sostituire tutte le assi mentre la nave è un navigazione, allo scalo successivo l’armatore conserverà la sua nave e il suo equipaggio, ma avrà per le mani una nave nuova e un equipaggio meglio preparato per riprendere la navigazione.
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