A trent'anni dalla storica Conferenza mondiale sui diritti delle donne di Pechino (1995), l'ONG WeWorld ha presentato a Roma il suo nuovo Atlas, intitolato "Claiming Space", lanciando un messaggio inequivocabile: "nessun paese al mondo ha raggiunto la piena parità di genere." L'Atlante, presentato in collaborazione con l'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) durante l'evento "Claiming Space: ripensare il genere nella cooperazione allo sviluppo e negli interventi umanitari”, analizza i diritti di donne e ragazze nel mondo, rivelando come la regressione dei diritti si intrecci in maniera preoccupante con le crisi economiche e i conflitti globali.

L'anniversario del 2025 è emblematico di una realtà ambivalente: se da un lato le donne non hanno mai avuto così tante opportunità nella storia, dall'altro i loro diritti appaiono "così fragili". Stefania Piccinelli, direttrice cooperazione internazionale di WeWorld, ha dichiarato che "non c’è mai stato un momento migliore o peggiore per essere donna." Migliore perché i progressi nella parità di genere sono innegabili, come l'introduzione di leggi contro la discriminazione sul lavoro in 162 paesi e l'aumento della partecipazione femminile in politica, con 25 paesi che vedono una donna al più alto livello esecutivo. Peggiore, tuttavia, perché i diritti acquisiti sono costantemente sotto attacco.

Nonostante gli sforzi, il progresso non è stato lineare. Crisi globali come la pandemia di COVID-19, i conflitti armati e le emergenze climatiche hanno rallentato significativamente il cammino verso l'uguaglianza, ampliando le disuguaglianze esistenti. L'Atlas evidenzia che nel 2024 quasi un quarto dei paesi ha registrato un contraccolpo ai diritti delle donne. A livello globale, i dati sono allarmanti: una donna o ragazza su 10 vive in povertà estrema con meno di 2,15 dollari al giorno; il 70% delle donne in contesti umanitari subisce violenza di genere, e le donne godono in media solo del 64% dei diritti legali degli uomini, guadagnando il 20% in meno a parità di lavoro.

L'Atlante non è solo una raccolta di dati, ma un invito all'azione. Il direttore di Aics, Marco Riccardo Rusconi, ha sottolineato che la ricerca invita a "ripensare gli spazi — fisici, sociali e politici — che le donne e le ragazze devono poter abitare pienamente," riconoscendo che l'uguaglianza di genere è un motore fondamentale di trasformazione per lo sviluppo sostenibile, la pace e la giustizia. L'organizzazione WeWorld risponde a questa sfida con un approccio "gender-transformative" nei suoi interventi in oltre 20 paesi, mirando a "cambiare le strutture che generano disuguaglianza" anziché limitarsi a tamponare gli effetti. Esempi di questo approccio sono il lavoro in Afghanistan, un contesto di emergenza e aiuto umanitario, e il progetto IMARA in Kenya per la creazione del primo centro di accoglienza per donne sopravvissute a violenza di genere nella contea di Narok.

A conclusione dei trent'anni dalla Piattaforma d’Azione di Pechino, l'Atlas 2025 è un esplicito richiamo alla necessità di coraggio politico e solidarietà globale. Le raccomandazioni chiave includono l'incremento di finanziamenti a lungo termine per le organizzazioni femministe, l'adozione di approcci multisettoriali e trasformativi che integrino la prospettiva di genere in ogni ambito e la difesa dei diritti conquistati contro le politiche reazionarie. L'Atlas ribadisce con forza che "i diritti delle donne non sono un obiettivo da celebrare, ma un dovere da difendere ogni giorno", e che solo rafforzando la leadership e l’autonomia femminile sarà possibile trasformare la società in senso equo e sostenibile.

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