I 3,5 milioni di tonnellate di glutine di mais Ogm che l'Europa importa ogni anno dagli Usa per produrre mangimi, per continuare a entrare nell'Ue dovranno essere certificati da laboratori riconosciuti in quanto privi di mais transgenico non autorizzato, Bt10. È quanto sta preparando per venerdì prossimo la commissione europea dopo che ieri a Bruxelles ha affrontato con i rappresentanti della Sanità dei 25 Stati membri il problema del glutine di mais entrato illegalmente nell'Ue (Bt10) mischiato a un altro mais (Bt11) autorizzato. Il Bt10 e il Bt11 hanno la stessa proteina anche se sono geneticamente diversi: il primo contiene infatti, a differenza del secondo, un gene resistente a un tipo di antibiotico chiamato ampicillina. Ed è quindi vietato in Europa, ma anche negli Usa. La responsabilità è del gruppo agrochimico svizzero Sygenta che ha venduto agli Usa tra il 2001 e il 2004 «per errore - sostiene la società - delle piccole quantità di sementi Bt10» sotto la denominazione Bt11. Per questo Sygenta ha annunciato che pagherà una sanzione di 375.000 dollari (circa 290.000 euro) agli Stati Uniti. Va detto che l'Italia - sulla base dei dati a disposizione di Bruxelles - non ha importato né nel 2003 né nel 2004 glutine di mais per l'alimentazione animali dagli Usa. Il messaggio lanciato dai rappresentanti a livello tecnico della Sanità dei 25 partner Ue è stato chiaro: non cerchiamo guerre commerciali, non vogliamo la messa al bando dei prodotti, ma abbiamo bisogno di forti garanzie che in Europa entrino solo gli Ogm autorizzati dall'Ue. Anche l'Italia, secondo quanto si è appreso, è intervenuta per sottolineare l'importanza e la gravità della situazione e la necessità di fare tutto il possibile affinché quanto è avvenuto non si ripetà più. Il commissario europeo alla Sanità Markos Kyprianou ha informato i colleghi delle richieste del Comitato Ue per l'alimentazione e la catena alimentare ricevendo dal collegio un mandato altrettanto chiaro e fermo: prendere tutte le misure necessarie affinché Ogm non autorizzati non possano entrare in Europa. Solo quelli certificati Bt10-free potranno entrare. L'introduzione di un sistema di certificazione - che dovrebbe essere ufficializzato venerdì a Bruxelles dopo un ulteriore riunione del Comitato europeo per la catena alimentare - è apparsa al momento la soluzione in attesa di disporre di un metodo di identificazione del Bt10 convalidato dal Centro comune di ricerca di Ispra. In gioco c'è la credibilità di tutto il sistema degli Ogm in Europa mentre è ancora più che mai aperto il dibattito sulla coesistenza tra le produzioni convenzionale e biologico con quelle Ogm. La questione verrà nuovamente affrontata il prossimo 26 aprile dal Consiglio dei ministri dell'Agricoltura dell'Ue. Nel frattempo anche l'Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efta) ha richiesto alla multinazionale Sygenta «tutte le informazioni necessarie, per potersi assicurare che la valutazione del rischio del Bt11 ai fini della coltivazione - attualmente in corso all'Efsa - non venga inficiata da una eventuale e possibile contaminazione con il Bt10». La Nuova Ecologia, 14 aprile 2005

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