Da Milano a Stoccolma, lungo le rotte dei richiedenti asilo siriani, attraversando le ripristinate frontiere europee. A settembre 350 profughi sono stati rimandati in Italia, intercettati mentre cercavano di raggiungere la Svezia. Parte da Milano il reportage che ripercorre il viaggio dei siriani verso il nord Europa, per Terre di mezzo.
Milano è un'isola persa nel mezzo di un mare d'Europa: una Lampedusa sul continente. Da qui dipanano le rotte verso il nord, sinonimo di salvezza: Germania o Svezia, soprattutto. Fino a quest'estate, attraversare l'Europa, era abbastanza semplice. Da settembre le polizie di Austria, Germania e Francia hanno man mano intensificato i controlli e sono iniziati i primi "respingimenti via terra", che hanno di fatto ripristinato le frontiere. Chi viene fermato è costretto a rientrare in Italia. Dato che treni e autobus sono sempre più sorvegliati, si è ingrossato il mercato dei passeur illegali, “scafisti di terra” che offrono viaggi in auto verso le principali città del nord Europa con prezzi che variano tra gli 800 e i 2mila euro a persona. Ed è così che in molti decidono di tentare la via di terra, con le linee di autobus internazionali, sperando di evitare i controlli di frontiera. Lorenzo Bagnoli, giornalista di Terre di mezzo, ha seguito il loro percorso, da Milano verso la Svezia.
La prima tappa del reportage è Parigi, dove i migranti in transito verso Nord restano invisibili, trovando ospitalità a casa di amici, presso alcune associazioni locali oppure al Bistrot Syrien, un locale in boulevard Bonne Nouvelle, noto soprattutto alla comunità siriana.
Il viaggio continua verso Copenhagen, 1300 chilometri coperti dall'autobus Eurolines in 26 ore, intervallate da due fermate aggiuntive dovute ad altrettanti guasti al motore. Qui i richiedenti asilo vengono accolti in grandissime struttura di accoglienza, dotate di ogni comfort, di fatto prigioni dorate, da cui gli ospiti possono uscire, ma senza avere la possibilità di cercare un lavoro e inserirsi nel tessuto sociale.
Chi prosegue il viaggio lo fa in direzione della Svezia, rischiando ancora una volta di essere fermati. Ad ogni frontiera si cerca il momento più opportuno per varcare il confine, a piedi, senza essere identificati. Chi arriva nel paese senza aver lasciato traccia può, infatti, far richiesta di asilo, come se fosse il primo paese d'ingresso nell'Unione Europea, in base alla Convenzione di Dublino. Chi è già stato schedato al passaggio in altri paesi, è invece destinato ad essere respinto verso la nazione di primo approdo.
La Svezia si rivela all'altezza delle aspettative dei richiedenti asilo che riescono a raggiungerla: accoglienza immediata in alberghi convenzionati, alloggio e corsi di svedese e inglese per i primi sei mesi. La possibilità di lavorare per accelerare il percorso di integrazione nella società svedese.
La lunga traversata dell'Europa ha un costo elevatissimo, non solo in termini di fatica e paura. 9.500 euro è la cifra che paga mediamente ogni profugo in fuga dalla Siria verso la Svezia e che finisce nelle tasche dei trafficanti di esseri umani. Non sempre si tratta di criminali o di professionisti della tratta. In alcuni casi sono connazionali che si prestano a favorire il percorso di conoscenti o amici, in cambio di una piccola cifra per il disturbo.
Il racconto di ogni tappa del reportage è narrato dalle storie dei profughi in viaggio verso il Nord, tratteggia la situazione in loco e confronta le politiche in materia di accoglienza, assistenza e integrazione dei richiedenti asilo.
L'intero reportage è su
http://www.terre.it/