Essere madri in Italia significa intraprendere il ruolo dell'equilibrista – come ha lo definito Save The Children nell'annuale rapporto sulla maternità. Un equilibrio precario tra la gestione delle esigenze lavorative da un lato e i carichi familiari dall'altro, in una sfida quotidiana che si traduce spesso nella rinuncia o della carriera professionale o del diventare madri. Il calo della natalità – come evidenziano i dati Istat degli ultimi due anni è un'emergenza – ma per risolverlo servono politiche mirate, ma come al solito anche un cambiamento culturale.
Il Dipartimento per le Politiche della Famiglia del Consiglio dei Ministri ha recentemente pubblicato il bando #RiParto, che sostiene le donne lavoratrici dopo la gravidanza, attraverso la promozione di progetti di welfare aziendale finalizzati a sostenere il rientro al lavoro delle lavoratrici madri e a favorire l’armonizzazione dei tempi di lavoro e dei tempi di cura della famiglia.

La pandemia ha avuto una forte influenza sul calo delle nascite e il 2021 ha segnato un record negativo nella seria storica, con il numero di nascite sceso al disotto delle 400mila. Il fatto che a livello lavorativo la pandemia abbia colpito più le donne che gli uomini e che il lavoro di cura della famiglia, specie nelle aree più povere e culturalmente arretrate del Paese, spetti ancora sempre e solo in capo alla donna, testimonia la necessità di un cambiamento culturale oltre che dell'implementazione di politiche mirate. 

Il report di Save the Children fa emergere che “rinunciare alle competenze, al talento e alle energie delle donne e non sostenere la natalità sta bloccando la crescita di molti Paesi, tra cui l’Italia. Diversi indicatori e studi sostengono, infatti, quanto importanti siano misure efficaci, organiche e ben mirate che consentano di contemperare, da un lato, le esigenze della genitorialità, dall’altro quelle dell’ingresso o della permanenza nel mondo del lavoro”. 

Che sia l'incremento della denatalità o la rinuncia alla carriera lavorativa da parte delle donne è comunque un grave scompenso per tutti. Come sottolinea, la scrittrice Alessandra Bocchetti, “la denatalità va letta come un grande no che le donne stanno pronunciando contro le condizioni economiche e sociali in cui sono costrette a vivere, un no spesso carico di sofferenza e rinuncia”. 
Una rinuncia dettata anche dalla mancanza di fiducia, come ribadisce Flavia Gasperetti, nel suo libro Madri No. “Molte donne vogliono un figlio, ma non a tutti i costi. E infatti ne nascono meno là dove c’è poco lavoro, latitano i servizi e il peso familiare grava più sulle loro spalle: crescere un figlio è più che mai dispendioso in termini economici, di tempo e investimento emotivo. Non c’è referendum più evidente sulla situazione italiana che questo rifiuto, questo posticipare o fare meno figli di quanti si desiderano. Si è incrinata la fiducia nel futuro. Di tutti i tipi: economica, esistenziale, professionale, persino quella ambientale, legata al futuro del pianeta. Il nostro modo di vivere, di concepire il lavoro e le relazioni si è formato dentro un promessa di crescita che non c’è più e che lascia il campo al malessere individuale e sociale. Dunque o troviamo nuove ricette per stabilire legami, anche aldilà della genitorialità e della famiglia nucleare – dedico una parte del libro alla mia esperienza con i figli ‘delle altre’ nel caso del mio compagno – o da questo stallo che è demografico e non solo non si esce”.

È  da qui che nasce la necessità di intervenire con politiche serie attraverso il coinvolgimento del mondo imprenditoriale nel cambiamento sia culturale, che operativo, con percorsi di empowerment femminile e genitoriale, in linea con quanto previsto nel Family Act e con gli obiettivi del PNRR.

L'obiettivo del bando #RiParto è incentivare lo sviluppo di progetti capaci di fornire un sistema integrato di strumenti quali benefit, facility e servizi alla persona atti a concorrere sinergicamente alla risoluzione di problematiche comuni alle lavoratrici madri dopo l’arrivo di un nuovo figlio, anche alla luce della rilevanza delle misure di sostegno in relazione allo sviluppo psicofisico dei bambini con particolare riferimento ai primi 1000 giorni di vita.

I progetti possono prevedere azioni nel contesto dell’ambiente di lavoro e nella relativa organizzazione, incluse nelle seguenti aree di intervento: 

  • supporto all’assunzione del nuovo ruolo genitoriale in un’ottica di armonizzazione della vita privata e lavorativa, e comprese iniziative di sostegno psicologico e fisico; 
  • incentivi economici finalizzati al rientro al lavoro dopo il parto/adozione;
  • formazione e aggiornamento per l’accompagnamento al rientro al lavoro dopo il parto/adozione. 

Per questo bando è stato stanziato un budget di 50.000.000,00 Euro.

Scadenza: 5 settembre 2022.

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Trovate tutti i riferimenti del bando scaricando la scheda di dettaglio a questo link, e a questo link trovate la selezione settimanale di ConfiniOnline delle opportunità di finanziamento per il Terzo Settore.

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